ALATRI - INTITOLARE UNA STRADA A DON PEPPINO FANFARILLO

  • Tommaso Villa

Il 14 agosto di dieci anni fa saliva al cielo il caro Don Peppino Fanfarillo. L' Associazione culturale Radici, secondo quanto previsto nelle possibilità dei sodalizi , nello scorso gennaio si fece promotrice di avanzare alla commissione toponomastica la richiesta di intitolazione di una targa commemorativa, di una strada o di un largo alla memoria di don Giuseppe Fanfarillo riconoscendo nella sua persona una figura straordinaria dal punto di vista umano, spirituale e sociale nella vita di Alatri. "Don Peppino era nato ad Alatri il 7 aprile 1944 uomo e sacerdote dalla grande umiltà e di preziosa cultura teologica ed umanistica è stata una delle personalità di maggiore coesione sociale nella comunità cittadina.

Negli anni del suo sacerdozio è stato rettore della chiesa di san Francesco e parroco di Santo Stefano. È stato Assistente dell' Unitalsi e docente nelle scuole secondarie di secondo grado ma soprattutto a lui si debbono l'animazione e la cura educativa di tanti ragazzi che frequentavano il "Collegio Stanislao Stampa" in un periodo storico dove il valore sociale ed educativo del collegio rappresentava un punto fermo della nostra comunità cittadina.

Riteniamo pertanto che la sua azione educativa, sociale e spirituale, meriti l'omaggio di una intitolazione perché la sua figura si offre come un modello positivo da presentare soprattutto alle nuove generazioni affinché l'approfondimento della sua persona possa generare nei più giovani il desiderio di contribuire ad uno sviluppo autentico della comunità anche attraverso l'utilizzo dei mezzi di comunicazione affinché siano strumenti di speranza, solidarietà, condivisione.

L'associazione si fa portavoce inoltre di due possibili luoghi di installazione - il largo tra Piazza Regina Margherita e via Francesco Priorini attualmente privo di intitolazione ( laddove si scegliesse l'intitolazione di una strada o largo ) - la facciata del Collegio Stampa (laddove la scelta ricadesse sull'installazione di una targa commemorativa). Sono in tanti in città a ricordare con affetto e gratitudine don Peppino Ricordiamo alcuni commenti sul caro don Peppino. Tra questi Gianfranco Caporilli: " Le esperienze nei progetti sociali ideati da don Peppino mi hanno arricchito molto a livello umano e mi hanno responsabilizzato tantissimo. La sua figura come sacerdote e persona è stata indubbiamente preziosa per tutta la comunità di Alatri. Ricordo con piacere - insiste l'amico Caporilli - le esperienze a Radio Comunità grazie alla quale sono diventato molto più spigliato, e al collegio Stampa (circa 2 lustri negli anni 80) in cui ho avuto l'opportunità di stare a contatto con molti ragazzi, cosa che faccio ancora oggi con grande piacere in ambito sportivo). Una signora che preferisce omettere le sue generalità: "Don Peppino è stato il sacerdote che ha concelebrato il mio matrimonio. Non posso non avere un bellissimo ricordo di lui a 10 anni dalla sua scomparsa. Lo ricordo sempre con affetto e rispetto, una brava squisita e un buon sacerdote". Giovanni Zomparelli: "Don Peppino, innanzi tutto un amico, è stato mio professore di religione al Liceo, subentra a don Enzo Rossi alla guida del collegio Stampa, Ha vissuto il momento della chiusura del Conti Gentili, periodo in cui alcuni ragazzi trovarono rifugio nel collegio Stampa ritenuto finora un ente di serie B. Ideatore con me, Alfonso Coccia, Paolo Fiorenza, Marilinda Figliozzi e il compianto Gianni Minnucci di Radio Comunità. Il momento della nostra gioventù. E' stato quello che ha portato ad Alatri l'Unitalsi, con i suoi frequenti pellegrinaggi a Lourdes con gli ammalati, una persona che accolse nel doposcuola molti giovani provenienti da quartieri difficili. Che altro dire di lui? sono favorevole ad intitolargli una strada, sicuramente molto più meritevoli di altre. Ormai una pratica di moda! Don Peppino ha fatto molto, scontrandosi finanche con una parte del clero". Biagio Cacciola: "Già parroco di Collepardo, celebrò il funerale della mia cara mamma. Un sacerdote straordinario: bastava andarsi a confessare da lui per capire cosa fosse la misericordia- Umile, senza vanagloria, aveva quasi ritegno per il suo sapere teologico e non". Fabio Gatta: "Don Peppino mio insegnante al Liceo, e poi l'esperienza con lui all'Unitalsi. Un sacerdote e un uomo con lettere maiuscole. Anche mio padre Gino (Gatta, insegnante e presidente dell'Ente comunale assistenza (Eca), e della Casa di riposo Giovan Battista Lisi) aveva grande stima di lui". Di seguito il ricordo di Mario Costantini: Ad Alatri, nel 1978, nel Collegio “Stanislao Stampa”, in quella che oggi è via Francesco Priorini che proprio in quegli anni era il Sindaco della città, attorno al gruppo dei collaboratori di don Giuseppe Fanfarillo, nacque l’idea di una radio di servizio.

Don Peppino, tra le tante attività, era assistente spirituale dell’UNITALSI, l’associazione che organizza per gli ammalati pellegrinaggi a Lourdes, a Loreto e ad altri santuari. Il rapporto con gli ammalati non si esauriva con i pellegrinaggi. Le persone che stanno male hanno bisogno continuo di assistenza, di conforto e don Peppino lo sapeva bene. L’idea fu quella di far arrivare una voce amica direttamente al loro domicilio. Don Peppino è la mente, la guida. I primi collaboratori furono Gianni Minnucci, Paolo Fiorenza, Enzo Rapone, Guido Boezi, Alfonso Coccia, Albalisa Mazzocchia, Giovanni Zomparelli, io e tanti altri che si aggiungeranno nel tempo. La radio nacque con un palinsesto abbastanza limitato. Trasmetteva musica, informazione, programmi di intrattenimento (anche in vernacolo). Il pezzo forte, però, erano sempre gli interventi serali di don Peppino che con la sua voce molto “radiofonica”, la sera chiudeva i programmi parlando attraverso il microfono a ciascuno dei suoi ammalati. Li sentiva vicini, li vedeva davanti a sé, li confortava, li benediceva. Erano momenti emozionanti che facevano apprezzare il nuovo strumento di comunicazione. Con il passar del tempo si aggiunse anche la trasmissione della Santa Messa, ogni mattina, dalla vicina chiesa di San Francesco, attraverso alcuni fili volanti che viaggiavano sui tetti. Sembrava quasi una letterale applicazione della Parola: “quello che ascoltate sottovoce, gridatelo dai tetti”… La musica legava tutti i programmi, con una continuità di trasmissione che ormai raggiungeva le dodici ore al giorno. C’era anche un po’ di pubblicità, cosa che non guastava, a sostenere gli sforzi economici della radio che aveva bisogno sempre di nuove attrezzature tecniche. Lo studio di trasmissione era all’ultimo piano del palazzo Stampa. Prima di entrare, sulla sinistra, c’era la stanza dove dimorava don Peppino. Poi una grande stanza/deposito e quindi l’accesso allo studio, con tutto quello che era necessario per trasmettere e nulla di più. Un grande tavolo con un lato dedicato allo spazio regia e di fronte la postazione per lo speaker. Si arrivò anche alle dirette dei momenti più importanti della comunità con cronisti d’eccezione, Gianni Minnucci e Paolo Fiorenza. Negli anni '90, Radio Comunità ottenne dal Ministero delle Telecomunicazioni la concessione per operare come emittente comunitaria. La Radio cessò di esistere nel 2008 quando venne rilevata da un' altra emittente emittente. Grande fu il rammarico di don Peppino che, quando ci incontrava ci ripeteva “M’ set’ lassat’ sui" … In effetti tutti avevamo preso le nostre strade e il peso della radio era ricaduto tutto su di lui che non poté far altro che chiudere questa bella esperienza. Una radio di servizio, questa è stata per lunga parte della sua vita Radio Comunità. Un’accezione, ben diversa dalle stazioni radio di oggi che hanno perlopiù una caratteristica commerciale. Per me è stato un tempo forte di formazione personale perché ho avuto il privilegio di ascoltare e rilanciare nell’etere, dal mixer della radio, le trasmissioni serali di don Peppino rivolte “alle amiche e agli amici di Radio Comunità”. Gabriele Ritarossi tra i promotori dell'intitolazione e presidente dell'Associazioni Radici: " Il mio primo ricordo di don Peppino è legato alla richiesta di una veste da chierichetto per partecipare alla processione di San Sisto.

Mia nonna Iolanda mi accompagno' a San Francesco e chiedemmo a don Peppino la veste. Lui sorrise e mi disse: "la veste te la do, a patto che da domani mi vieni a dare una mano". Avevo 9 anni e il giorno dopo effettivamente suonai al campanello del collegio stampa per la prima volta per cominciare un periodo della mia adolescenza bellissimo e pieno di cose belle. La radio, le benedizioni casa per casa dove don Peppino si fermava quasi mezz'ora per parlare con ogni persona. Portava con sé dei fogli dove scriveva le difficoltà di quella famiglia anche economiche perché poi ci avrebbe pensato lui ad aiutarle. Con quei fogli ho imparato che cosa fosse la carità. Tra i vari ricordi ho quello della mia prima volta al mare. Fu don Peppino a portarmi con lui, le nostre uscite con la Uno bianca verso il mare avvennero poi diverse volte così come quelle di notte per fare ripartire l'antenna di radio comunità su a monte lungo. Un paio di volte si scaricò la batteria per fare luce e scendemmo a folle rischiando, a pensarci bene, di perdere oltre che i copertoni anche la vita. Le partite di calcetto al cortile Stampa con tanti altri amici erano per noi l'appuntamento più bello della settimana. Tra le cose più tenere che porto con me ci sono alcune lettere scambiate tra noi dove mi interrogavo su alcune domande profonde ma soprattutto un gesto che ogni sera prima di andare a casa don Peppino ripeteva con me e i miei amici con i quali notte e giorno eravamo al collegio stampa e la radio, e cioè quando ci prendeva e ci portava dietro l'altare per una breve preghiera e lui, ad un certo punto, invocava i santi di cui portiamo il nome e aggiungeva, non un generico: prega per noi, ma prega per lui. Era una carezza spirituale bellissima e credo che ancora la dica per noi dal cielo. Un ultimo grande ricordo fu il pellegrinaggio insieme a Torino alla Sindone. Io dormivo in camera con lui e prima di addormentarmi mi diceva "hai chiamato Mirella?" Si don Peppi ma mamma lo sa che sto con te e sta tranquilla " e lui " è sempre bello addormentarsi con la buonanotte della mamma". Per me è stata una figura importante e decisiva e molte volte mi capita di immaginare la sua voce serena e dolce capace di trovare sempre una parola giusta, quando mi sento perso e stanco, lo prego perché so che mi ascolta ancora e che troverà un modo per aiutarmi perché ho sentito da don Peppino solo parole di Dio". Remo Costantini: "Parlare di Don Peppino è come parlare di una parte della mia vita e di quella di Alatri: Don Peppino, infatti, è stato protagonista della vita sociale della nostra città.

L' ho conosciuto da bambino, avevo 5 anni, mamma iniziò a lavorare al collegio Stampaed io iniziai a frequentare il collegio. Da quel giorno, e per tantissimi anni, la mia vita è stata segnata dalla presenza di questo sacerdote “atipico”, instancabile, pieno di idee: l’Unitalsi, il collegio Stampa, Radio Comunità sono state solamente alcune delle attività portate avanti da Don Peppino e tutte mosse dallo scopo di essere tra la gente, di essere presente per chi ne avesse bisogno. Con il collegio Stampa, Don Peppino ha contribuito enormemente alla crescita socio – culturale della nostra città perché ha tolto tanti ragazzi dalla strada ed ha permesso loro di avere una guida, non solo spirituale ma anche culturale: tanti ragazzi hanno avuto la possibilità di frequentare con profitto la scuola elementare e le medie proprio grazie alle maestre ed ai prefetti del collegio Stampa. Quante amicizie sono nate tra quelle mura, quante partite a calcetto, a pallavolo, a ping pong, a basket, quanti compiti fatti. E poi Radio Comunità, una “voce” presente per anni, giorno per giorno, in tante case della nostra provincia, una voce amica, spesso l’unica voce per tante persone sole. Un giorno, il giorno della mia Cresima (e Don Peppino era il mio compare), gli chiesi perché, tra mille difficoltà, portasse avanti l’impegno quotidiano in Radio Comunità, un impegno che gli toglieva molto tempo: la risposta mi aprì un mondo, mi fece capire come non tutte le famiglie vivessero situazioni di amore e rispetto. Mi raccontò, naturalmente senza fare nomi, la situazione di una signora che non poteva assolutamente frequentare la chiesa perché il marito era fermamente contrario e quella di una persona molto malata che non poteva uscire di casa: l’unico momento “religioso” di queste persone era la voce di Don Peppino.

La sua grandezza è sempre stata quella di guardare avanti, di guardare oltre, di non chiudersi nelle proprie convinzioni ma di essere aperto al confronto, soprattutto con i ragazzi: amava i ragazzi, puntava su di loro ed ha dedicato loro tantissimi anni della propria vita". . Alfonso Coccia: " Ricordo perfettamente quella mattina d’ estate del 1978 quando Don “Peppe” mi chiese di accompagnarlo a Frosinone per degli acquisti. Mi portò presso un laboratorio di riparazione di videogiochi, flipper, jukebox perché doveva vedere qualche giochetto per i ragazzi del doposcuola. Con mia sorpresa prese anche dei 45 giri che la ditta aveva tolto dai jukebox sparsi nei bar perché non venivano suonati dai clienti. Al ritorno il discorso cadde sulla musica (anche lui suonava il pianoforte) e da lì passammo quasi subito a parlare delle radio “private” che ne trasmettevano senza fine e molto spesso di pessima qualità . Da lì a parlare di “ nuova evangelizzazione “ per accostare i più giovani alla parola del Vangelo fù un attimo : “ facciamo anche noi una radio “. Passarono poche settimane e la radio con l’aiuto delle persone che frequentavano il Collegio Stampa , in primis Gianni Minnucci, Enzo Rapone, Mario Costantini era realtà. Mancavano esperienza , mezzi tecnici, locali, soldi ma non mancava la buona volontà. Per tanti anni è stata contemporaneamente luogo di ritrovo e crescita, formazione e collaborazione, informazione e divertimento, fatica e arrabbiature ma soprattutto una “Comunità” che ha permesso , grazie alla Fede e alla Misericordia di Dio e di un prete dalle lunghe vedute, di crescere a intere generazioni di ragazzi e ai nostri ascoltatori di essere in sintonia con la Chiesa locale" . Don Domenico Pompili, vescovo di Verona e già parroco della Concattedrale di San Paolo:Don Peppino e' stato uno dei protagonisti delle radio libere degli anni '70-'80. Per lui la radio era un'occasione per stare insieme ai giovani condividendo i loro sogni e imparando dai loro linguaggi. Fino alla fine e' stato un uomo proteso verso gli altri con la sua ingenua testardaggine e la sua ostinata volonta' di dialogo con il mondo.

Bruno Gatta