MONTE - POCE: VADO AVANTI SENZA FARMI INTIMIDIRE
- Tommaso Villa
"Sono stato attaccato per aver fatto domande. Ma il confronto non si zittisce"
A parlare è Francesco Poce, Presidente del Consiglio di Istituto e consigliere comunale di minoranza, risponde al duro attacco personale del sindaco: "Non è confronto politico, è un tentativo di silenziare le voci critiche. Ma io vado avanti, con serietà e rispetto."
"Eticamente discutibile". È questa l'espressione usata dal sindaco in un comunicato per definire il ruolo di Francesco Poce, Presidente del Consiglio di Istituto di tutte le scuole del territorio e consigliere comunale di minoranza. Parole pesanti, affiancate all’accusa di aver diffuso, nelle chat dei genitori, informazioni “tendenziose o non veritiere”. La replica di Poce non si fa attendere. In questa intervista chiarisce la sua posizione, difende la funzione del Consiglio di Istituto e denuncia il clima intimidatorio che si sta creando nei confronti della minoranza.
Consigliere Poce, cosa è accaduto? Sono stato attaccato direttamente dal sindaco in un comunicato pubblico. È stato messo in discussione il mio ruolo nel Consiglio di Istituto, definendolo "eticamente discutibile", e sono stato accusato di diffondere informazioni false nelle chat dei genitori. Un'accusa molto grave, che travalica il normale confronto politico e diventa un attacco personale, con l’intento – evidente – di delegittimare chi solleva delle domande.
Su cosa vertevano le osservazioni della minoranza? Il comunicato della minoranza – condiviso da tutte le forze che la compongono – conteneva alcune riflessioni e criticità sui lavori nelle scuole, ed è stato reso pubblico a pochi giorni dall'inizio dell’anno scolastico. Si tratta di un tema di interesse collettivo, e anche in passato è stato ampiamente discusso in consiglio comunale. Il tema scuole non è un’emergenza improvvisa, ma una questione aperta da tempo. Se continua a ripresentarsi, significa che una via maestra ancora non è stata trovata.
E le informazioni nelle chat? Le informazioni che ho condiviso nelle chat dei genitori – dove, lo preciso, alcuni sono anche membri con me del Consiglio di Istituto – erano trasparenti, documentate e in linea con le comunicazioni ricevute. Non sono state smentite neanche dal comunicato ufficiale del sindaco del 12 agosto. Non ho agito da solo: il mio ruolo di Presidente del Consiglio di Istituto impone un confronto costante con la segreteria, la dirigenza scolastica e con tutti gli altri genitori eletti. Non ho mai parlato a titolo personale, ma sempre come parte di un gruppo che ha responsabilità istituzionali.
È stato detto che ha generato “ansia e incomprensioni”. La vera ansia nasce dall’incertezza, non da chi la segnala. Lo spostamento degli alunni, ad esempio, non è stato improvviso, ma parte di un problema noto da tempo. Le famiglie hanno il diritto di sapere e di confrontarsi. È inaccettabile che un’amministrazione attacchi chi fa domande o chiede chiarezza. La trasparenza dovrebbe essere un dovere, non un fastidio.
L’attacco del sindaco ha riguardato solo lei? No. L’attacco ha riguardato direttamente me, ma il sindaco non ha risparmiato nemmeno gli altri consiglieri di minoranza, quasi volesse mettere un tappo ad ognuno, come a dire: “state zitti e non parlate”. È un clima che preoccupa, perché non è più un confronto politico, ma un attacco personale e sistematico a chi dissente. Non è un caso isolato, ma una strategia per delegittimare e scoraggiare chi non si allinea.
La maggioranza come si comporta? La domanda è legittima: i consiglieri di maggioranza condividono questo approccio? Oppure lo subiscono in silenzio? Perché il silenzio, in politica, pesa quanto le parole. Serve responsabilità, da parte di tutti. Chi sta zitto davanti a certe parole, di fatto le avalla.
Come intende proseguire il suo impegno? Con la stessa serietà e lo stesso rispetto che ho sempre avuto. Sono un farmacista che lavora ogni giorno per il territorio, un genitore come tanti, e un consigliere eletto che rappresenta centinaia di cittadini. Continuerò a fare domande, a cercare risposte, e a rappresentare le istanze delle famiglie e dei cittadini. Il confronto può anche essere duro, ma deve restare sul piano delle idee. Quando si scende sul personale, non si colpisce solo la persona, ma si inquina l’intero dibattito democratico.
