AMBIENTE/ECONOMIA - L'ACQUA DEL LIRI TORNA AI COMUNI

  • Tommaso Villa

Per anni è stata una battaglia silenziosa, quasi invisibile. Ma oggi, tra faldoni e sentenze, un pezzo di giustizia sembra tornare a scorrere insieme all’acqua del Liri. Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche ha finalmente dato ragione ai Comuni del nostro bacino, quello del Liri, del Garigliano e del Volturno.

Dopo anni di carte e silenzi, ha riconosciuto che a chi custodisce i fiumi spetta una parte di ciò che quei fiumi producono. Più di un milione di euro dovranno tornare ai paesi da cui tutto nasce, a quelle montagne e valli che da sempre alimentano le centrali idroelettriche con la loro acqua.

Non è una vittoria di numeri, ma di principio. Perché chi usa l’acqua per fare energia non può dimenticare chi quell’acqua la vede scorrere ogni giorno, la protegge, e spesso ne paga anche le conseguenze. È un modo per dire, finalmente, che il valore non sta solo nelle turbine, ma anche nei luoghi e nelle persone da cui parte la forza del fiume.

È il cosiddetto extra-canone elettrico, previsto dalla legge ma per anni disatteso. E mentre le acque scorrevano giù verso le turbine, ai Comuni restavano solo le promesse. A riaprire la partita è stato il Consorzio BIM del Liri-Garigliano e Volturno, con il presidente Antonio Medici e la vicepresidente Federica Collalto, sostenuti dagli avvocati Marco Incarnato e Roberto Di Mascio.

Hanno tenuto il punto per anni, spesso nell’indifferenza generale, finché il Tribunale non ha ribaltato la prospettiva: le acque del Liri non sono solo energia, ma bene comune, e il loro valore economico appartiene anche a chi vive lungo le sue sponde. Ora il milione di euro verrà distribuito tra i Comuni consorziati, da Isola del Liri fino ai paesi dell’Alta Valle, da Arpino a Campoli, da Posta Fibreno a Atina, fino a Caserta.

Non cambierà i bilanci comunali, ma segna un principio nuovo: che la ricchezza del territorio non può essere separata dalla sua tutela. È una sentenza che ha un sapore più morale che contabile. Perché dopo decenni di discussioni, dopo l’industrializzazione che ha prosciugato le risorse e la disillusione di chi ha visto i profitti scivolare altrove, questa decisione restituisce un po’ di equilibrio.

L’acqua del Liri continua a scorrere, sì. Ma questa volta non se ne va via tutta. E l'acqua della cascata continua ad essere sempre poca.