ARCE - GIUSTIZIA PER SERENA MOLLICONE

  • Tommaso Villa

Oggi Roma non è solo la capitale d’Italia. È anche la capitale di una ferita che da ventiquattro anni attraversa la Ciociaria. Davanti alla Corte d’Assise d’Appello si riapre il processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Un nome che per molti di noi non è cronaca nera, ma memoria viva, scolpita come una cicatrice nel cuore del territorio.

Dopo l’assoluzione dei Mottola e il successivo annullamento da parte della Cassazione, oggi comincia l’appello-bis. Un nuovo processo, sì, ma anche una nuova attesa. La giustizia, quando arriva in ritardo, pesa due volte: una per chi non c’è più, e una per chi continua a credere che la verità non scada con gli anni.

In aula siedono Franco, Anna Maria e Marco Mottola. Padre, madre e figlio. Accusati, assolti, e ora di nuovo giudicati. Un percorso tortuoso che sembra non finire mai, fatto di carte, perizie e controperizie, dove ogni parola pesa più dell’oro, e ogni omissione rischia di diventare un silenzio definitivo.

Arce oggi resta sospesa. Ogni volta che si pronuncia il nome di Serena, il tempo sembra fermarsi. Perché da quella vicenda non dipende solo la condanna o l’assoluzione di qualcuno, ma la possibilità di credere ancora nella giustizia, e nella capacità dello Stato di guardare in faccia ai propri errori.