ALTA VELOCITA' - LE SACROSANTE RAGIONI DI CASSINO
- Tommaso Villa
L’Alta Velocità Roma–Napoli attraversa il territorio, ma Cassino ne resta esclusa. I treni Frecciarossa e Italo corrono veloci, mentre i cittadini e le imprese del Cassinate continuano a guardare l’alta velocità solo da lontano, senza poterne usufruire.
La scelta Ferentino: un’altra logica
La recente decisione di puntare su una stazione AV a Ferentino privilegia un’altra area della provincia: quella del polo industriale del Frusinate, più prossima a Roma e già orientata alla logistica. Una scelta che può avere senso per il traffico merci, ma che lascia Cassino e il sud del Lazio fuori dal circuito passeggeri.
Perché Cassino Nord era la vera occasione
Un progetto di stazione AV a Cassino Nord, collegata da una bretella tecnica alla linea storica, avrebbe avuto motivazioni solide:
Baricentro geografico: punto di raccordo per basso Lazio, Molise, Abruzzo interno e nord Campania.
Università e industria: un bacino d’utenza reale e costante.
Turismo e religione: Montecassino e la memoria storica, con ricadute internazionali.
Vicino all’autostrada A1: modello Napoli Afragola o Reggio Emilia Mediopadana, cioè una stazione fuori dal centro ma funzionale al territorio.
Un corridoio economico dimenticato
La stazione AV a Cassino Nord avrebbe significato molto più che collegare la città:
MOF di Fondi: il più grande mercato ortofrutticolo d’Europa, oggi penalizzato da collegamenti ferroviari limitati, avrebbe trovato nell’AV un canale di distribuzione rapido verso il nord.
Porto di Gaeta: l’intermodalità treno–mare avrebbe rafforzato le esportazioni agroalimentari e industriali, integrando il basso Lazio nei grandi corridoi logistici internazionali.
Sud Pontino: Fondi, Terracina, Formia e Minturno avrebbero avuto una porta di accesso rapida all’AV, rafforzando turismo e commercio.
Il vero nodo: la politica
Non sarebbe stato un “raddoppio di spesa”: la linea AV esiste già e passa a pochi chilometri. Sarebbe bastato un progetto serio di interconnessione e una stazione dedicata. Ciò che è mancato non è stata la fattibilità tecnica, ma il peso politico per imporre questa visione a RFI e al MIT.
Il rischio di restare ai margini
Così, oggi, mentre Valmontone diventa snodo per Latina e Ferentino si candida per le merci, Cassino resta a guardare. Una città universitaria, industriale e di confine, tagliata fuori dall’AV passeggeri. Il rischio è che il nostro territorio resti “terra di mezzo”, schiacciato tra le scelte degli altri, senza mai essere protagonista.
Non bastano le dichiarazioni di protesta. Cassino avrebbe dovuto presentare un progetto, non uno sfogo. L’AV a Cassino Nord, con nuova stazione e bretella di collegamento, sarebbe stata la vera rivoluzione non solo per il Cassinate, ma per l’intero basso Lazio: dal MOF di Fondi al Porto di Gaeta, un’occasione di sviluppo che senza una nuova visione politica resterà persa per sempre.
La deprecabile sconfitta di Cassino e del Cassinate sarebbe un danno anche per tutto il suo Pontino e per la sua classe dirigente che appare troppa impegnata a "vincere" i congressi di paese ma sta pardendo la battaglia del territorio. Un vasto territorio, dai monti al mare, che il senatore Angelo Picano, teorizzò in una nuova provincia. Altri tempi, altri senatori.