REGIONE - CORRE SOLO E SEMPRE ROMA
- Tommaso Villa
C’è una fotografia del Lazio che merita di essere guardata senza filtri. Moody’s ha migliorato il rating della Regione. Una promozione vera, pesante, che riporta il Lazio in una fascia di affidabilità che da tempo non vedevamo. Ed è giusto dirlo con chiarezza: questo risultato non è caduto dal cielo. È il frutto di un lavoro tecnico e politico che ha riportato sotto controllo la spesa sanitaria, storicamente la voce più pesante, più rigida e più problematica del bilancio regionale.
Il giudizio di Moody’s sul Lazio è, oggettivamente, un bel risultato. L’agenzia ha appena ritoccato il rating regionale da Baa3 a Baa2, con outlook stabile, dopo aver già promosso nei mesi scorsi l’outlook da “stabile” a “positivo”. Tradotto dal linguaggio degli analisti: il Lazio torna a essere percepito come un debitore affidabile, con conti in ordine, capace di onorare il proprio debito e di gestire in modo rigoroso la spesa. Moody’s lo dice chiaramente: pesano positivamente il risanamento del bilancio, la riduzione del debito regionale (da circa 22,4 miliardi a 21,3), la maggiore efficienza nella gestione della sanità e delle finanze. In termini pratici? Il Lazio diventa più attrattivo per gli investimenti. E questo non è poco.
Fin qui, le buone notizie.
Ma oltre a questa fotografia positiva ce n’è un’altra, altrettanto reale, che arriva non dai mercati ma dai territori. Ed è quella, meno brillante, scattata dal Sole 24 Ore: nell’ultima classifica, pubblicata ieri, Roma sale di 13 posizioni e si piazza a metà graduatoria nazionale, mentre tutte le altre province laziali arretrano. Viterbo scende, Rieti scende, Latina perde terreno e Frosinone scivola fino all’85° posto, fanalino di coda della regione.
Nasce così il paradosso: il Lazio è promosso da Moody’s, ma continua a correre a due velocità. La Regione migliora, ma il territorio non si muove allo stesso ritmo. Roma accelera, il resto resta indietro. Un po’ come accade da sempre tra Nord e Sud. È il segno che il risanamento dei conti, necessario e fondamentale, non si è ancora tradotto in un reale riequilibrio territoriale.
E in questo quadro si inserisce, con tutta la sua forza dirompente, la questione della ZES Unica. Il Sud oggi beneficia di una zona economica speciale che mobilita miliardi, porta crediti d’imposta fino al 40-50% sugli investimenti e garantisce iter amministrativi rapidi. Le province del Lazio meridionale, invece, restano appena fuori dal perimetro. Letteralmente: pochi metri oltre il confine.
Le imprese lo sanno. E quando devono decidere dove investire, spesso basta attraversare una strada per ottenere vantaggi enormi. Non è ideologia: è matematica industriale. Ed è evidente che territori come Frosinone e Latina si ritrovano in una competizione impari. La Regione ha provato a mandare un segnale POLITICO forte: 2 milioni di euro l’anno per tre anni ai circa cinquanta Comuni laziali esclusi dalla ZES ma ad essa confinanti. Un gesto importante, che riconosce l’esistenza del problema. Ma, diviso per cinquanta Comuni, significa circa 40.000 euro a Comune: una cifra utile per qualche piccola iniziativa locale, certo, ma totalmente insufficiente a compensare una ZES da miliardi.
E allora la domanda non può che essere una: cosa deve fare il Lazio adesso che ha recuperato credibilità finanziaria?
La risposta è una sola: trasformare la promozione di Moody’s in un progetto vero di riequilibrio territoriale. Il rientro dalla spesa sanitaria è un punto di svolta importante, ma non basta. Serve una strategia in grado di portare sviluppo anche fuori Roma. Serve una battaglia politica decisa per estendere la ZES almeno alle aree industriali strategiche delle province. Servono investimenti infrastrutturali, semplificazione amministrativa, incentivi mirati, politiche industriali coerenti con le potenzialità di ciascun territorio.
Perché possiamo anche avere i conti in ordine e oggi finalmente li abbiamo ma se le province continuano a scendere nelle classifiche mentre Roma sale, significa che il meccanismo non sta funzionando per tutti.
Il Lazio ha davanti a sé una finestra di opportunità rara. Ha recuperato la fiducia dei mercati, ha rimesso in ordine la sanità, ha rialzato la testa sul piano finanziario. Adesso deve fare il passo più difficile e più importante: ridare futuro ai territori che oggi stanno perdendo terreno.
Solo allora potremo dire che il Lazio corre davvero. E che corre tutto, non solo la sua Capitale.