COLLEPARDO - IL FASCINO DELLA CERTOSA

  • Tommaso Villa

Tra le tante cose da vedere alla certosa di Trisulti vi è la "Tabula ebdomadaria". Per sapere di più di questa bacheca in legno siamo stati aiutati dall’ avvocato Fabrizio Girolami studioso di storia locale ed esperto dell'ordine certosino.

Nel piccolo chiostro (a sinistra della porta d’ingresso alla chiesa, un tempo utilizzata dai padri per l’accesso al coro loro riservato) – spiega Girolami - l’attenzione del visitatore cade su un manufatto particolare: la tabula hebdomadaria o tavola settimanale. Questo strumento - risalente all’anno 1930 e fatto eseguire dall’allora priore D. Gian Luigi Podagrosi - può essere assimilato ad un vero e proprio “computer” dell’era moderna. Si tratta di una bacheca di legno con due ante di vetro, con più tavole intercambiabili, che veniva utilizzata dal padre sacrista per la distribuzione delle indicazioni liturgiche della settimana (appunto ebdomadarie ovvero settimanali) e per altre comunicazioni utili. Quindi, nella certosa di Trisulti, tutte le indicazioni liturgiche venivano segnate sulla tabula hebdomadaria che, al pari di altre case dell’ordine, era affissa presso la chiesa, in modo tale che i monaci certosini, recandosi in chiesa, potessero apprendere le varie mansioni assegnate a ciascuno di essi e le disposizioni affisse. La tabula hebdomadaria rappresentava, inoltre, un importante strumento atto a garantire il rispetto del silenzio, in coerenza con la regola dell’ordine.

Nella parte superiore della tabula si nota l’iscrizione “O Bonitas!” (O bontà!), grido di esultanza di San Bruno, patriarca dell’ordine certosino. Sulla sommità si nota un globo crucifero sormontato dalla croce e alla cui base si nota il monogramma certosino Car (Cartusia, termine latino di certosa). Un tempo attorno alla croce era disposta una corona di ferro con le sette stelle dell’ordine certosino (oggi non più visibile). Nella parte sinistra della bacheca sono riportati, in latino, i nomi dei monaci (Nomina Monachorum) e gli altari (Altaria) presso i quali ciascuno di essi era preposto ad un ufficio. Così, nella sezione Nomina , dopo il venerabile padre priore (V.P. Prior), sono indicati i nomi dei venerabili padri (V.V. Patres) che erano presenti nella certosa di Trisulti negli anni ‘40 del XX secolo, ciascuno contraddistinto da una lettera dell’alfabeto (corrispondente alla lettera della cella da loro abitata). Ad esempio, il padre vicario (“Vicarius”) è indicato con la lettera “A”, il procuratore (“Procurator”) con la lettera “H”. Le lettere “S” e “T” indicano invece, rispettivamente, il primo e il secondo postulante

Alcuni nomi dei venerabili padri (V.V. Patres) sono sbiaditi e di non agevole lettura. In un’altra sezione della tabula hebdomadaria sono indicati i vari altari (altaria) presenti all’interno della certosa di Trisulti. Per contrassegnare i nomi dei monaci certosini e i compiti liturgici che erano chiamati a svolgere – continua Girolami - venivano utilizzati degli appositi bottoncini di legno riposti in un cassetto alla base della tabula. Così, ad esempio, in prossimità dell’altare della cappella dell’Immacolata Concezione, si può vedere apposto un bottoncino di legno con sovrimpressa la lettera “L”, ad indicare che, in quel determinato momento specifico, il padre certosino D. Joseph era chiamato a prestare il servizio liturgico nell’altare della cappella medesima.

Nella parte destra della bacheca sono riportate le “Missae ex debito” e le “Missae ex Charta Capituli Generalis”. Le Missae Ex Debito potevano essere celebrate presso l’altare maggiore (Altare maiori) in forma comunitaria (“In Conventu”) ovvero, sempre presso l’altare maggiore (“Maiori altari”), in forma privata (“In privato”). Sempre nella parte destra della bacheca, in un’apposita sezione denominata “HEBDOMADARII”, con gli appositi bottoncini di legno venivano indicati i monaci che, nel corso della settimana, erano adibiti ai vari uffici e cariche nella comunità (“Sacerdos”, “Diaconus”, “Subdiaconus”, “Cantor”, “Lector Refectori”). Si ricordi che il coro era diretto da due cantori (cantores chori) cui si affiancava un emendatore (emendator) che aveva il compito di riprendere gli errori (sia di lettura, che di canto) dei monaci. Sotto la scritta I.M.I. sovrastata da una croce (l’abbreviazione I.M.I. sta ad indicare “Iesus, Maria, Ioseph”,) è riportato un passo tratto dalla II parte, capitolo XIV – De Cellae & Silentii Observatione), della nuova collezione degli Statuti dell’ordine certosino, nel quale, al capoverso 9, così si legge: “Silentium ubique, sed maxime in Ecclesia strictius servare debemus”. Sotto le sette stelle dell’ordine certosino, è poi riportato un altro verso tratto dal ventitreesimo capitolo dell’Ordinarium cartusiense che, al capoverso 45, così recita: “Nullus audeat resistere ordinationi Sacristae”. In un’apposita sezione della tabula hebdomadaria sono indicate le Sante Messe (Missae) che dovevano celebrarsi “In Conventu”, cioè in chiesa, in determinati giorni, e in particolare:

nel giorno dell’ufficio dei benefattori della certosa;

nel giorno dell’ufficio del Capitolo generale;

nel giorno dell’ufficio delle “Antiquis Fundationibus”; nel giorno della professione e della sepoltura di un monaco ; per la messa della SS. Trinità.

Su entrambi i lati della tabula hebdomadaria – Girolami conclude la precisa ricostruzione - sono poste delle asticelle laterali a scomparsa che venivano estratte dal padre sacrista al fine di indicare, a seconda delle circostanze, le diverse indicazioni pratiche o liturgiche che dovevano essere affrontate dalla comunità certosina. Esaminiamo le asticelle laterali poste sulla destra della tabula hebdomadaria (oggi ne sono visibili soltanto otto, in quanto due sono chiuse e non più leggibili): SERMO: Nelle grandi feste dell’anno liturgico, prima del canto del vespro, un padre certosino, designato dal priore, teneva un’allocuzione (sermone);

SPATIAMENTUM: Con tale termine si intende la passeggiata settimanale (in francese “spaciement” o “promenade hebdomadaire”) effettuata dai padri certosini al di fuori del monastero;

MINUTIONES: Con tale termine si designava il prelievo di sangue (o salasso) - sanguinis minutiones – al quale i monaci certosini si sottoponevano allo scopo di prevenire l’insorgenza di eventuali malattie, cinque volte l’anno e precisamente: 1. il primo dopo l’ottava di Pasqua; 2. il secondo dopo la festa dei Santi apostoli Pietro e Paolo; 3. il terzo nella seconda settimana di settembre; 4. il quarto nella settimana prima dell’Avvento; 5. il quinto nella settimana prima di quinquagesima (cinquanta giorni prima di Pasqua). Venivano normalmente estratti fino a due litri di sangue, con la convinzione che la pratica del salasso avesse una forte valenza terapeutica. Nel giorno del salasso, praticato dal “minutor” (cavasangue), erano previsti dei benefici particolari (“minutionum beneficia”), in quanto l’evento era considerato alla stessa stregua di una malattia. In primo luogo, era previsto un raddoppio delle pietanze per tre giorni feriali consecutivi con erogazione di “cibo un po’ più buono” Il primo giorno del salasso era inoltre consentito ai monaci radunarsi per un colloquio in comune, in deroga alla regola dello stretto silenzio, perché a causa del salasso non accadesse “qualcosa di spiacevole” . Per i fratelli conversi, invece, il numero massimo di prelievi di sangue era ridotto a quattro volte l’anno , anche in considerazione dei maggiori sforzi fisici ai quali erano soggetti.

Secondo quanto riportato nelle “Consuetudines Cartusiae”, capitolo XXXIX, n. 1, i monaci certosini non potevano assumere medicine, se non appunto il salasso e il cauterio, ovverosia lo strumento utilizzato a caldo per interrompere il sanguinamento delle ferite

RASURA: . Con tale termine si intende il taglio dei capelli e della barba che veniva praticato ai monaci a determinate scadenze (due volte al mese) e nel corso del quale doveva essere osservato uno stretto silenzio;

MUTANTUR LINTEAMINA: Si trattava di una prescrizione di cambio delle lenzuola rivolta strettamente ai fratelli conversi;

MUNDATIO PANNORUM: Ogni padre e ogni religioso poneva, al di fuori della porta della cella, un pacco dei panni da lavare nella lavanderia del monastero da parte del fratello converso ad essa preposto (fratello lavandaio);

MUTANTUR LITTERAE: Ci si riferisce al cambio delle lettere con cui erano contraddistinti i nomi dei monaci all’interno della tabula hebdomadaria;

VACAT PRIMUM TRICENARIUM: . Alla morte di un monaco certosino, ogni giorno si diceva una messa per trenta giorni consecutivi in memoria del defunto; mancando il sacerdote celebrante, veniva sostituito da un altro.

Veniamo adesso a studiare le asticelle laterali poste sulla sinistra della tabula hebdomadaria.

MUTATUR ORDO TABULAE: . Cambiamento dell’ordine delle tavole della bacheca;

COMMUNIO GENERALIS: Ricevimento della santa comunione da parte di tutti i monaci sacerdoti;

PROFESSIO: . Emissione della professione da parte dei monaci (padri e fratelli);

BREVIS: . Il termine “brevis” sta per “missa brevis”, intendendosi per tale la messa di breve durata, celebrata in forma ridotta a causa di impedimenti di vario genere.

PLACEBO ET DIRIGE: indicazione che riguarda l’ufficio dei defunti.

PRESENTATIO POSTULANTIUM: . Presentazione dei postulanti alla comunità;

INDULGENTIA PLENARIA: All’occasione di certe feste di santi e beati dell’ordine certosino si concedeva l’indulgenza plenaria;

PLACEBO:. Indicazione che riguarda l’ufficio dei defunti;

MUTATIO HOSTIARUM: Ci si riferisce al giorno dedicato al rinnovo delle ostie o delle particole (sacre specie);

OPERA COMMUNIA: . Oltre al lavoro manuale in cella, i padri certosini si dedicavano a lavori obbligatori da eseguire insieme tre volte l’anno. In questi giorni, i monaci si dedicavano al lavaggio dei panni della chiesa ovvero a qualche altra attività individuata a giudizio del priore.

Bruno Gatta - Fabrizio Girolami