LA CIAMBELLA - ISSEME, REMNISSM I SEMPE LOC STISSEM

  • Tommaso Villa

Rubrica da non prendere troppo sul serio, l’eterno ritorno dell’ issme, remnissm e sempe loc stissim; Da anni i miei passi girano attorno all’Isola in un eterno ritorno, non so quanti giri ho fatto, ma sono tanti, chilometri e chilometri. Mentre cammino osservo, ma c’è poco di quello che osservo che non conosco già, soprattutto penso. C’è un unico luogo dove getto gli occhi con una certa attenzione: la cascata: come sta oggi ed è mai possibile che debba da sempre accontentarmi di una visione a metà, che non mi lascia mai soddisfatto.

Ma camminando io nel pensier mi fingo ed elaboro eccezionali pensieri che l’attimo dopo sono corsi via con l’acqua del fiume. Ma anche l’acqua, seppur scorrendo, torna sempre a monte, ritorna, fa il giro, è un po' più lungo, ma ritorna. Può darsi che nel giro possa diminuire o scaricarsi tutta ad un tratto e poi chetarsi, ma ritorna. Questa rubrica segue il ritmo del ritorno, dei pensieri, delle riflessioni, dei sogni e delle disillusioni.

In questo fine di agosto ho goduto particolarmente del Festival delle Storie e del canto di Neri Marcorè ad Anagni. Una piccola considerazione: ringrazio sempre Vittorio Macioce per la perseveranza e la ricchezza del festival, mi rattristo ricordando il numero delle persone che accorreva nei primi anni e il gruppo ridotto degli affezionati di quest’anno. Siamo al passo con i tempi: le persone che leggono sono sempre di meno, siamo ormai diventati una specie protetta con segnali di estinzione. Il Festival delle Storie in Valle di Comino, il Festival della Filosofia a Veroli, il Festival del Teatro Medievale ad Anagni: tre baluardi splendidi che cercano di proporsi come alternativi alla deriva mangereccia e godereccia, all’abuso di alcol e alla caciara della movida.

Ci sarà poi il Festival della Cultura a Castelliri, che sembra ritagliarsi un altro splendido posto fatto di cultura e attenzione. Sono 3 luoghi dove ancora si ascolta in silenzio, con il sottofondo del rumore dei pensieri e del godimento rispetto al bello e a sentirsi parte di una comunità ancora pensante e pulsante.

La serata ad Alvito del Festival delle storie mi da l’avvio per una prima riflessione, leggera e, se volete, frivola, ma che sembra segnare una trasformazione culturale credo molto importante. Antonella Mollicone ha presentato un libro su La Sorellanza, che fa riferimento alla tradizione contadina del racconto attorno all’ara, della tradizione orale, soprattutto femminile tipica della nostra zona. Questo racconto mi ha fatto riflettere a quello che vedono i miei occhi mentre ciambello per Isola. Ricordo molto bene che fino a qualche anno fa, d’estate, venivano tirate fuori le sedie e piccoli crocicchi di donne si sedevano al fresco della sera lungo le strade.

Erano sguardi terribili e sorrisi riconoscenti, mentre passavi sentivi che venivi esaminato, nella genealogia (a chi appartiene tu) nell’abbigliamento, fino all’ultimo aggiornamento rispetto alle chiacchiere di paese che ti riguardavano. C’era poco da fare, se volevi evitare lo sguardo di questi gruppi di donne non potevi che entrare a fare parte di qualcuno di questi gruppi, oppure non ti curar di loro ma guarda e passa. C’era anche una imitazione destinata a noi bambini, su uno dei muretti del quartiere ci si radunava a raccontarsi storie, quasi sempre di paura.

E allora la riflessione: facendo la ciambella adesso ad Isola si incontrano ancora gruppi di persone sedute su sedie, fregate ai bar, ma non più composte da donne, sono solo uomini, e uomini datati, con una certa età, uomini mitici con una storia divergente rispetto alle abitudini isolane, personaggi dal passato glorioso e dal futuro accorciato. Mi sembra un cambiamento epocale: pensionati maschi, non più seduti davanti al bar, ma in alcuni punti strategici in cui si gode di una ragionevole frescura rispetto alla calura. Sono gli stessi luoghi in cui un tempo si sedevano le donne, mentre i maschi si affollavano attorno ai bar a parlare di calcio e di donne.

Ho come l’impressione che questa osservazione apparentemente sciocca nasconda una profonda trasformazione culturale: noi maschietti attempati, della favolosa generazione degli anni cinquanta e sessanta, stiamo recuperando tempi e spazi per raccontarci e scambiarci le intriganti chiacchiere su chi passa e su quello che passa nella vita, mentre le donne? Già, quali sono i luoghi di incontro delle nostre coetanee femminili, che fine ha fatto la sorellanza? Che senso ha questa nuova fratellanza.

Goccia d’acqua