UNESCO - CUCINA ITALIANA PATRIMONIO DELL'UMANITA'
- Tommaso Villa
Ci sono notizie che scivolano via come acqua, e altre che invece si fermano, si fanno memoria, diventano identità. Il 10 dicembre 2025 è una di quelle date da segnare: l’UNESCO ha riconosciuto ufficialmente la cucina italiana come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. La prima al mondo. Nessun’altra tradizione gastronomica aveva mai ottenuto un risultato del genere.
Una vittoria? Certo. Ma soprattutto una conferma: ciò che ogni giorno cuciniamo, tramandiamo e condividiamo non è soltanto cibo. È storia, è cultura, è comunità. È il filo sottile che unisce l’Italia intera, dai paesini appesi alle montagne fino alle città di mare, passando per territori, come la Ciociaria, dove il gusto è sempre stato una forma di racconto.
L’UNESCO non premia una ricetta, non celebra un piatto. Premia un modo di vivere. Il gesto della pasta fatta a mano, la convivialità della tavola, i prodotti che nascono dalla terra e dal lavoro dei contadini, la trasmissione di un sapere che passa di generazione in generazione come un’eredità affettiva. Premia l’Italia che si riconosce attorno a un tagliere, a un bicchiere di vino, a un profumo che viene dal forno.
E allora, se l’Italia festeggia, i territori fanno un passo avanti. Perché questo riconoscimento è anche un invito: raccontate le vostre tradizioni, difendete le vostre eccellenze, custodite ciò che vi rende unici. È un messaggio che riguarda direttamente realtà come la nostra, dove i prodotti PAT, le ricette locali, gli artigiani del gusto e le feste popolari custodiscono una ricchezza spesso più profonda di quanto immaginiamo.
La Ciociaria, con i suoi piatti antichi, la sua pastorizia, i suoi formaggi, gli oli, i vini, i dolci delle ricorrenze, non è periferia della storia: è tessera autentica di quel mosaico che il mondo oggi guarda con rispetto. Ogni ricetta salvata, ogni ingrediente valorizzato, ogni saper fare raccontato diventa parte di un patrimonio che non appartiene più solo a noi, ma all’umanità intera.
E allora questa notizia, anziché archiviarla, dovremmo usarla. Farne una leva di identità, di turismo, di economia. Spiegare che la tutela della cucina italiana è tutela dei territori, delle campagne, dei piccoli produttori. Significa dare dignità a chi lavora con le mani e con il cuore. Significa capire che il futuro nasce anche dalla memoria. Il 10 dicembre non è soltanto una data. È un’occasione. Un invito a guardare la nostra cucina e la nostra terra con occhi nuovi. Perché il mondo l’ha riconosciuta: ora tocca a noi valorizzarla