IL LIRINO - QUANDO LA CASCATA ERA UN LAGO

  • Tommaso Villa

Quando la Cascata Grande era un lago. Provate a immaginare la Valle del Liri senza case, senza strade, senza rumori. Solo silenzio. Un silenzio profondo, rotto appena dal respiro dell’acqua che si stende ovunque.

Oggi la Cascata Grande di Isola del Liri è forza, movimento, identità. Il fiume si divide, scende nel cuore della città e riempie l’aria suoni e profumi. Ma c’è stato un tempo lontanissimo in cui tutto era diverso: non c’era una cascata, bensì un lago.

Un lago immenso, calmo e misterioso, nato dal fuoco. Si, dal fuoco di un vulcano di Roccamonfina, in pieno Pleistocene, a cambiare per sempre il destino della valle. Le sue eruzioni colossali sbarrarono il corso del "Liri", chiudendo ogni via di fuga all’acqua. Le colate di lava si fecero diga e il fiume, intrappolato, si allargò fino a diventare un mare interno.

Quel lago che i geologi chiamano “Lago Lirino” , occupava tutta la piana, da Ceccano a Pontecorvo, da Sora fino a Cassino. Isola del Liri, Arpino e Sora ne erano le sponde settentrionali. Le colline di Arpino si affacciavano come penisole sull’acqua, e dove oggi rimbomba la Cascata Grande allora scorreva solo quiete: acque lente, alimentate da torrenti che arrivavano dai Simbruini e dal Fibreno.

Sotto i nostri piedi, tra Sora e Isola, la storia è rimasta scritta nella terra. Strati di limo bianco calcareo, sabbie e travertini raccontano la vita del grande lago. Dentro quei sedimenti ci sono conchiglie, gusci di molluschi e minuscole alghe: il respiro di un mondo perduto. Sono depositi puri, profondi fino a cento metri, che ancora oggi custodiscono la prova che la Cascata Grande è la figlia diretta del Lago Lirino. L’acqua che oggi precipita fragorosamente era, un tempo, la stessa che scendeva dolce, tranquilla.

E sì, Isola del Liri era davvero un’isola. Una lingua di terra che emergeva appena dalle acque del Lirino. Poi l’erosione, lenta ma inesorabile, aprì un varco nella roccia. Il lago cominciò a defluire verso sud. Fu così che il lago iniziò a morire e nacque il fiume. Quella ferita nel terreno divenne la Cascata Grande, e le acque, ritirandosi, lasciarono in dono una pianura fertile e sorgenti limpide.

La memoria del Lirino, però, non svanì del tutto. Nella parte bassa di Isola del Liri, verso Sora, fino all’Ottocento esisteva ancora un piccolo lago, chiamato Tremoletto. Apparteneva ai Conti Mangoni e, secondo le cronache, sarebbe nato d’improvviso, dopo forti tremori nel terreno, da qui il suo nome. Gli studi geologici moderni spiegano che si trattava di uno sprofondamento del terreno, un antico vuoto lasciato dai sedimenti del Lirino riempito dalle acque di falda. Un piccolo lago effimero, ultimo battito del cuore del grande lago che fu.

Anche Arpino, in quell’epoca remota, non era arroccata sulle alture come oggi, ma si affacciava direttamente sul lago. I suoi rilievi calcarei segnavano il confine nord del bacino, mentre le sorgenti del Fibreno riversavano nelle acque limpide la vita delle montagne. Quando il Lirino scomparve, lasciò dietro di sé una valle fertile, piena di corsi d’acqua e sorgenti che ancora oggi zampillano pure e costanti.

Il Lago Lirino si spense lentamente, tra 500.000 e 350.000 anni fa, quando l’erosione aprì la via al "Garigliano" e le acque trovarono finalmente la strada verso il mare. Ma la sua eredità è ancora tutta qui: nei terreni fertili, nelle sorgenti sulfuree, nei travertini che plasmano il paesaggio e nei continui movimenti del suolo.

Oggi la Cascata Grande, che anima il centro di Isola, è la fioca voce viva di quel passato remoto.