ALATRI - IL NUOVO VESCOVO E IL VECCHIO LEGAME CON LA CITTA'

  • Tommaso Villa

C'è già un legame che accomuna la Città di Alatri ed il suo nuovo presule, l'arcivescovo Santo Marcianò, già ordinario militare per l'Italia. Ed è lo stesso legame esistente tra Alatri e Capestrano. Nel 2017 a 101 anni dalla nascita di Costantino Di Vico (padre Marcello - ofm ordine dei frati minori,) il Comune di Capestrano (L'Aquila) intitolò una strada al frate e cappellano militare alatrense.

Il 23 settembre nel paesino abruzzese si svolse una doppia cerimonia; Un Consiglio comunale straordinario per conferire la cittadinanza a sua eccellenza reverendissima monsignor Santo Marcianò Ordinario militare per l'Italia, e la commemorazione di padre Costantino Di Vico. Il religioso alatrense oltre ad essere cappellano militare nel secondo conflitto mondiale, è stato "Ponente causa" per la proclamazione di San Giovanni da Capestrano a Patrono dei Cappellani militari di tutto il Mondo.

Alla cerimonia parteciparono l'intero consiglio comunale di Capestrano con in testa il sindaco Antonio D' Alfonso, e il primo cittadino di Alatri Giuseppe Morini. Dopo la Commemorazione di padre Di Vico e il conferimento a monsignor Marcianò per le strade del paese si snodò un corteo diretto presso il Convento di San Giovanni e dove ci fu la cerimonia di intitolazione di una strada a padre Marcello (Costantino Di Vico), a seguire l'inaugurazione del Centro studi San Giovanni da Capestrano.

In quell' occasione uno dei nipoti di padre Costantino Di Vico, l'ingegner Giuseppe Di Vico, scomparso proprio qualche giorno fa, lesse davanti a S.E. R. Santo Marcianò un passo del libro che il frate minore pubblicò dopo la prigionia in un lager nazista. Purtroppo Giuseppe Di Vico non potrà riabbracciare come suo vescovo Santo Marcianò. Ma tornando a padre Costantino Di Vico, oltre ad essere uno dei "ponente causa" per la proclamazione di San Giovanni da Capestrano a cappellano militare di tutto il mondo, pubblicò "Un uomo pericoloso al III Reich - Diario clandestino dai lager" dove annotò minuziosamente la sua prigionia in un campo di concentramento nazista dal 1943 al 1945; tutto ciò che accadde dal fronte balcano al suo commovente ritorno nella sua Alatri.

Dall'incontro con il colonnello medico di Alvito Giacomo Mazzenga, al paesano soldato Paolo Scandozza che gli parlò di un altro alatrense Oscar Torrice e di altri militari italiani prigionieri nei lager che lo scambiarono per il fratello maggiore Goffredo Di Vico, anche lui internato in Germania. E poi il non poter inviare i consueti auguri a Padre Luigi Pietrobono.

"Sei settembre. Mattino presto. Siamo alla stazione Tiburtina - si legge nelle ultime pagine del diario. Ecco Ciampino, Valmontone, Anagni, Frosinone. E' quasi mezzogiorno. Il cuore mi batte forte. Siamo in due di Alatri alla stazione di Frosinone; io e un soldato di Fontana Scurano o Monte San Marino, questi mi parla di una mia somiglianza con un soldato di Alatri che si chiama Di Vico e che stava con lui. Ma sono il fratello - dice padre Costantino. Sta bene - insiste il soldato - doveva partire due giorni dopo di me è vicino Berlino, arriverà senz'altro tra qualche giorno. La mia gioia è piena. Intorno a noi ci sono altri paesani che non mi riconoscono.

Ci sono due suore, amiche di mia madre Ascenza, mi rassicurano che sta bene, l'hanno vista ieri ed ha parlato dei suoi due figli in Germania e che non ha notizie di loro da due anni. Povera mamma, so finalmente che è viva. Le mie sorelle stanno bene, così come la moglie di mio fratello Goffredo. Dopo mezz'ora arriva un autobus che va ad Alatri - continua il racconto di padre di Vico. Sono in disordine, sudicio, senza giacca e il petto scoperto; un uomo che torna dai campi nazisti. I paesani che sono sul torpedone iniziano a riconoscermi. Quanto sarà contenta tua madre di rivederti - mi dice una vecchietta. La corriera parte alla volta di Alatri.

Piena zeppa di gente e di cose. Rivedo contrade, casolari e campagne a me note. Il sole è meraviglioso. Superiamo Tecchiena. L'autobus strapieno arranca, rallenta, si ferma, io ho preso posto dietro. Sembra che non riesce a proseguire. Invece no: una donna è sulla strada e fa disperatamente cenno di fermarsi. E' sola, accusa stanchezza, l'ora è tarda. L'autista si commuove e la prende su, facendola salire con fatica dalla porta anteriore. La donna viene da un viottolo di campagna, è sudata, forse viene dal lavoro dei campi. Ha capelli sbiancati. La corriera riparte. Ma ecco un mormorio dalla parte anteriore, si diffonde e si trasmette a tutti, fino a noi ultimi. Mi vedo guardare ed indicare con cenni degli occhi e del capo, ma non osano parlarmi. La donna domanda "Cosa c'è?" Rispondono: "Sul bus c'è un soldato che torna dalla Germania" E lei chiede chi sia e dov'è perché vuole domandare se sa qualcosa dei suoi due figli dispersi in Germania.

Povera mamma. Il bisbiglio aumenta e qualcuno suggerisce di dire alla donna della mia presenza, altri invece di nasconderla fino all'arrivo ad Alatri. Ma la signora grida: "chi è quel soldato?" - Una donnetta, però senza esitare si rivolge ad Ascenza: "C'è tuo figlio. Mio figlio, mio figlio chi, che?. "Quello frate". La signora urla: Costantino, Costanti - e sviene. Ascenza scende accudita dalle due suore e da altre donne". Padre Costantino non segue quella scena, c'è troppa gente sul torpedone, non capisce cosa sta succedendo, ma qualcosa ha immaginato e sperato, fino a quando qualcuno gli dice: C'è tua madre". Gli dicono che ha accusato un malore, padre Costantino si libera del pesante zaino, si fa largo e scende dalla corriera. Un lungo abbraccio tra una madre ed un figlio. Le lacrime si mescolano tra di loro, ma sono lacrime di gioia. "Mamma - urla padre Costantino". "Figlio mio - risponde Ascenza". Il torpedone riparte ancora alla volta di Alatri. Mamma e figlio si tengono abbracciati mentre la gente commenta gioiosamente. Mamma Ascenza è felice, ma una felicità monca. Chiede dell'altro figlio Goffredo e padre Costantino la tranquillizza le accarezza i capelli e la consola, la rassicura, tra un paio di giorni tornerà. Padre Costantino traccerà un ritratto diverso della cara mamma. Paffuta, grassoccia, bianca e rossa, schietta e cordiale prima. Oggi è 'l'ombra di se stessa, seria con gli occhi cerchiati dal pianto, magra, l'immagine del dolore e della sofferenza; pare Maria sotto la croce del suo figlio Gesù. Ma è sempre bella. E' la sua mamma. La signora Ascenza era conosciuta ad Alatri per la sua professione, e quel giorno era in attesa della corriera in quanto si era recata a consegnare un materasso di lana a dei contadini. Aveva rinunciato all'invito a pranzo da quei clienti perché voleva tornare immediatamente a casa. Forse sentiva che qualcosa doveva accadere. La corriera sbuffa e si ferma a Porta San Pietro, padre Costantino e Ascenza vanno a piedi verso il bar di Baldassarre, poi "Dietro le Mura". In un attimo parenti, amici e conoscenti circondano i due. Si va verso casa, ma non verso Civita bensì a Piazza Regina, la vecchia casa è stata colpita dai bombardamenti.

Quella "nuova" non è una casa; priva di tutto, mah! Una dimora. Più tardi la visita al vescovo monsignor Edoardo Facchini. Domani ad Alatri è festa è la Madonna della Libera. Il tempo, però non promette nulla di buono.

La banda non potrà suonare ma! Circola una voce, qualcuno avrebbe visto il fratello Goffredo a Frosinone. Ma il fratello maggiore di padre Costantino è li. Due colpi di scarpone alla porta. Anche Goffredo è tornato a casa ed ora mamma Ascenza può finalmente sprigionare tutta la sua gioia. Il primo ad entrare in casa è il compare di Goffredo, Michele Tarquini con quattro componenti della banda. Suonano, cantano, bevono. Torna la felicità in casa Di Vico. La pioggia è cessata.

Bruno Gatta