STAZIONE TAV - IL RISENTIMENTO DEL CASSINATE E DEL.... BASSO LAZIO
- Tommaso Villa
“La rinascita del Basso Lazio – Il futuro della mobilità con la Tav”. L’altisonante slogan del convegno dell’altro giorno alle terme di Pompeo scelto dal segretario regionale della Cisl, Enrico Coppotelli, era stato intelligentemente scelto con una ben precisa finalità. Quella cioè di coprire lo scopo vero, assai più modesto, di quell’incontro con i livelli alti e meno alti delle istituzioni, della politica, delle associazioni di categoria, dei presenzialisti di professione, nonché degli immancabili curiosi con il problema di come passare il loro tempo.
Non si è dovuto aspettar molto per veder smascherata la ragione celata dietro quello slogan: rilanciare la vecchia idea della stazione Tav nella campagna tra Ferentino e Supino. Paradossalmente per tal nobile (?) fine, con quello slogan la Cisl ha finanche archiviato, di botto, il nome di quella parte della nostra regione che è stata ed è la Ciociaria, ribattezzata Basso Lazio.
E’ stato uno dei primi interventi della giornata, quello del segretario provinciale della Cisl di Latina, Roberto Cecere, a portare ingenuamente allo scoperto per dire, senza girarci troppo attorno, che si era lì per sposare l’idea del progetto della stazione dell’alta velocità dalle parti di Ferentino. Ci hanno pensato poi i volponi della politica, vecchi e meno vecchi, ad argomentare circa il fatto che la stazione Tav in quel punto del cosiddetto (da loro) “Basso Lazio” avrebbe solo un senso – meno male! - se collegata ad una rete di infrastrutture. In caso contrario si trasformerebbe in una “cattedrale nel deserto”.
E’stato l’esagerato numero degli interventi (una trentina o giù di lì), inevitabilmente ripetitivi, a rafforzare l’idea di una passerella dove pure non è mancata, fortunatamente, qualche responsabile voce fuori dal coro, discordante, anzitutto rispetto alla posizione baricentrica di Ferentino. Come pure rispetto all’accantonamento della opzione Cassino dove già esiste una realtà di connessione con l’alta velocità realizzata per il 50%; né che il Cassinate o Lazio Meridionale sia un territorio meno adatto e meno bisognoso di questa infrastruttura.
Credo che si dovrà aprire un discorso con Ferrovie dello Stato: senza campanilismi per davvero, né da una né dall’altra parte. Poi vedremo se la “prova muscolare” della Cisl, come è stato definito il convegno delle Terme di Pompeo, reggerà l’urto delle buone ragioni oggettive; e pure quello della nostra gente del Lazio Meridionale e dintorni.
Fausto Salera
Consigliere comunale di Cassino