LA CIAMBELLA - NON E' UN PAESE PER GIOVANI
- Tommaso Villa
Come avevo annunciato, nel mentre ciambello, mi sono chiesto che futuro possa esserci per la nostra città. Una cosa è certa: non è un paese per giovani. E i motivi sono molteplici: demografici, economici, culturali. Se iniziamo da quelli demografici la situazione è alquanto pesante: un calo demografico consistente, siamo passati da 12.193 abitanti del 2001 ai 10.645 del 2023, con una perdita di 1,548 abitanti; l’indice di vecchiaia è tra i più alti in Provincia, la piramide dell’età è fortemente sbilanciata verso le classi di età avanzate. Anche la situazione economica non è delle migliori, anche se dal punto di vista del reddito medio Isola è nelle posizioni più alte in Provincia.
Eppure Isola del Liri è certamente un polo attrattivo per i giovani della Provincia, molto frequentata nei week end. Nonostante questo sembra che molti dei nostri giovani siano costretti ad andare via per trovare un lavoro. E questa vale soprattutto per i lavori più qualificati. So di giovani isolani che stanno intraprendendo brillanti carriere lontano da casa, certo con enormi sacrifici, redditi non commensurati agli sforzi, gavetta spesso avvilente, ma con qualche prospettiva di futuro.
Credo che non soltanto Isola non sia un paese per giovani, l’Italia tutta non sembra accogliere in modo adeguato i giovani, li inserisce immediatamente in circuiti fortemente competitivi, con poche garanzie contrattuali. Oramai sembra che per i lavori più qualificati, se un giovane vuole avere riconoscimenti economici e di carriera, soprattutto per quelli fuori sede, l’unica possibilità è continuare ad effettuare colloqui con altre ditte, cercare situazioni economiche migliorative, in un giro spesso infinito di cambi di posizione, aziende, curriculum, alla ricerca di qualche miglioramento economico. Non è certamente più come un tempo che si poteva crescere in responsabilità e stipendi all’interno della stessa ditta.
E questo vale per chi va fuori, mentre per chi resta, la situazione è avvilente: le industrie locali, che pure avrebbero bisogno di giovani in gamba, li fanno partire dalla produzione, nelle posizioni più ripetitive, senza alcuna attenzione alle potenzialità e alle capacità; per i servizi la situazione è ancora peggiore: le condizioni lavorative nei bar, ristoranti, bistrot e altri locali commerciali la precarietà è la parola d’ordine; alti livelli di sfruttamento con ritorni economici minimi. Certo questi giovani hanno l’opportunità di continuare a vivere in famiglia, ma questa può essere considerata come un limite enorme per lo sviluppo economico locale e per le prospettive future. Il turismo ad Isola è un settore in espansione, ma con limiti del tutto evidenti.
L’unica categoria che sembra offire buone prospettive ai giovani è quella delineata dai padri verso i figli: professionisti affermati, piccole imprese, possono assicurare ai propri figli una continuità di lavoro e di reddito. Sono pochi, per la maggior parte un giovane con un minimo di capacità e di voglia la strada è segnata: la valigia e via, a Roma, se va bene, su al nord o all’estero se va male.
Un tempo le industrie locali nella nostra zona hanno prodotto una classe media fortemente specializzata e richiesta, molti dei nostri tescici e quadri intermedi sono stati utilizzati per impiantare fabbriche, per assumersi responsabilità; erano affidabili, responsabili, capaci, provenivano da un tessuto industriale consolidato che ha permesso loro di partire da esperienze consolidate e riconosciute. Forse è da questo che bisogna ripartire.