UNIVERSITA' - GIORGIO PARISI E L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE
- Tommaso Villa
L’incontro con Giorgio Parisi, a cui erano presenti Docenti, studenti dell’Università e Studenti Medi, è stato ricco e interessante. Parisi non è un affabulatore, è uno scienziato che si muove e che dice sulla base dei suoi studi e di una visione del mondo molto aperta al futuro.
Come spesso accade in Italia, l’incontro con una persona di notevole spessore può sconfinare nelle richieste più assurde e lontane: è tale e tanta la ricerca di parole e pensieri che possano aprire spiragli che si chiede allo scienziato di turno di fornire previsioni sulle sorti del mondo, e lo scienziato è sempre ben attento ad avvertire di non essere un tuttologo e di non avere strumenti tali da poter prevedere il futuro del mondo e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Parisi non ha rinunciato però a porre in evidenza alcuni punti di riflessione di straordinario interesse, alcuni rispetto alla natura dell’intelligenza artificiale, altri di natura politico economici.
Quella che segue è una sintesi del complesso pensiero che il Premio Nobel ha voluto rappresentarci, facendo un excursus storico sulle origini dell’intelligenza artificiale e facendo chiarezza sui limiti attuali dell’IA, evidenziando come sembra che le proiezioni futuristiche nella mente di molte persone possono “umanizzare” l’intelligenza artificiale” e pensarla in sostituzione del pensiero. Parisi ha illustrato gli studi che hanno anticipato e che sono alla base degli attuali sviluppi e ci ha tenuto a precisare i limiti, al momento invalicabili, e le differenze dal pensiero della mente. Le capacità dei computer sono di molto superiori alla capacità di elaborazione dei dati del cervello umano, ma il cervello umano, nonostante sia più lento, ha una conoscenza diretta del mondo, è in accordo con il corpo ed ha sensi in grado di fornire informazioni che un computer non ha.
L’Intelligenza Artificiale non ha una rappresentazione del mondo, le parole trattate sono slegate dal loro posto nel mondo. Vale a dire che se si chiede ad un computer di disegnare una persona calva può anche succedere che presenti il Sig. Calva come risposta. L’intelligenza Artificiale non ha capacità di lettura delle emozioni, può legare una certa espressione del viso alla felicità ma non ha in sé la capacità di essere felice, triste, pauroso, sorpreso. La gamma delle emozioni umane costituiscono ancora un ostacolo alla AI per la piena comprensione e per una conversazione emozionale tra individui. L’AI non è una persona, ma un agglomerato fantastico e straordinario di informazioni, per lo più asettiche, non emozionali, di parole che possono essere messe insieme così come può aver imparato a fare dalla “lettura” di milioni di testi umani. La rappresentazione che sembra possa ben farci capire le capacità di un computer sono contenuto nel meraviglioso racconto di Borges in cui un computer mette insieme un numero impressionante di parole, per lo più senza una continuità di senso, in attesa che possa produrre un unico testo di senso compiuto e non derivato da altri testi (Jorge L. Borges, La biblioteca di Babele).
Questi sembrano essere al momento i limiti più evidenti dell’IA, Parisi ha segnalato anche, tra le righe, che parte dell’umanità sembra proiettare sulla AI una certa speranza di tuttologia, di una verità unica, di una possibile soluzione di tutto quello di ancora irrisolto nel mondo. Sembrano essere proiezioni umane che possono però incoraggiare una visione “politica” del futuro. E qui ha cominciato ad elencare una serie di problematiche molto serie, la prima delle quali è rappresentata dal fatto che, al momento, la ricerca sulla AI sembra essere totalmente nelle mani di 3-4 grandi aziende e della Cina, che stanno facendo investimenti pesantissimi e che, nella logica del profitto, devono rispondere della necessità di tali aziende di monetizzare un profitto che giustifichi l’investimento. Quello che sembra assolutamente mancare è una regolamentazione e un controllo che possano garantire tutto una serie di diritti e doveri della ricerca. Le Università sono fuori da questa ricerca, sembra mancare un organismo di controllo rappresentativo di una strategia statale di garanzia verso i cittadini.
Parisi ha citato il fatto che Donald Trump gode di ottimi rapporti con queste multinazionali in quanto ha garantito loro campo libero nella ricerca, negli investimenti, nel reperimento delle ingenti fonti di energia necessarie per garantire lo sviluppo dell’AI. Anche dal punto di vista economico ci stiamo spostando da una economia fortemente dominata dal petrolio ad una economia fortemente dominata dalla gestione dell’informazioni. Quello a cui si assiste sembra essere un sostanziale monopolio di pochissime aziende del mondo che stanno investendo e sviluppando l’AI, a fronte una aspettativa di guadagno che si prospetta senza regole. Il rischio sembra essere che il desiderio umano di avere una “conoscenza” del mondo enciclopedica e immediatamente disponibile possa avverarsi senza una attivazione dei campanelli di allarme rispetto ad un pensiero unico e unilaterale, controllato da pochi e monetizzato dai nuovi padroni del mondo. Parisi ha sottolineato l’assoluta necessità di una regolamentazione della ricerca e di quanto sta già avvenendo. Da questo punto di vista la capacità dell’AI di produrre immagini lascia intravedere grandi potenzialità e grandi pericoli: Se non compare un qualche avviso, l’AI può produrre immagini manipolative della realtà. Un esempio, in questi giorni su Facebook compaiono immagini di una creatura marina inverosimile, sembra assolutamente vera, al momento sotto l’immagine compare la dicitura “immagine creata con l’IA”. La possibilità manipolativa è enorme e richiede una regolamentazione, in quanto il rischio è che la “verità” possa essere manipolata senza difficoltà, che si possa creare immagini e contenuti che accendano le emozioni degli umani a seconda delle necessità. La manipolazione delle coscienze ha acquisito ancora più strumenti. La realtà non sembra più essere un dato “oggettivo”, è manipolabile e labile- L’AI può rispondere ad un bisogno, terribile e spaventoso, di mettere nelle mani di un nuovo fascismo la prospettiva di un futuro e la tranquilla vita che non vuole essere colpita dalla complessità e dalla necessità di assumersi la responsabilità.
Questa capacità manipolativa è già attiva rispetto al problema delle fonti: vale a dire che a domanda l’AI risponde con una serie di considerazioni, ma non si ha nessuna chiarezza su quali sono le fonti alle quali la risposta offerta ha attinto. E’ facile poter pensare che quello che l’AI dice rappresenti la verità, forse l’unica verità. La capacità manipolativa del pensiero e conseguentemente delle azioni scaturite dalle credenze che si formano attraverso tale manipolazione, è enorme. Parisi ha anche segnalato il pericolo rappresentato dalle consulenze psicologiche online, fondate sulla AI, il problema che nasce nella didattica con le risposte che in pochi secondi possono arrivare dall’AI senza che ci sia alcuno sforzo di comprensione e/o di pensiero critico da parte dello studente.
Parisi ha auspicato sostanzialmente almeno tre cose: la necessità di una ricerca pubblica sull’AI, condotta da Università possibilmente in rete; la necessità di una regolamentazione sovranazionale e nazionale a cui attenersi rispetto alla privacy, alle possibilità manipolative, alla chiarezza delle fonti; un osservatorio permanente che sia in grado di studiare e verificare quanto sta già avvenendo. Questa è una sintesi di un incontro straordinariamente ricco ed è inevitabile aver dimenticato qualcosa. resenti la verità, forse l’unica verità. La capacità manipolativa del pensiero e conseguentemente delle azioni scaturite dalle credenze che si formano attraverso tale manipolazione, è enorme. Parisi ha anche segnalato il pericolo rappresentato dalle consulenze psicologiche online, fondate sulla AI, il problema che nasce nella didattica con le risposte che in pochi secondi possono arrivare dall’AI senza che ci sia alcuno sforzo di comprensione e/o di pensiero critico da parte dello studente.
Parisi ha auspicato sostanzialmente almeno tre cose: la necessità di una ricerca pubblica sull’AI, condotta da Università possibilmente in rete; la necessità di una regolamentazione sovranazionale e nazionale a cui attenersi rispetto alla privacy, alle possibilità manipolative, alla chiarezza delle fonti; un osservatorio permanente che sia in grado di studiare e verificare quanto sta già avvenendo. Questa è una sintesi di un incontro straordinariamente ricco ed è inevitabile aver dimenticato qualcosa.
Lucio Maciocia