AMBIENTE - MORIA DI PESCE NEL CANALE DI ESPERIA

  • Tommaso Villa

Non deve essere stato un semplice incidente, né una banale casualità. Quello che è accaduto nel canale di Esperia, con centinaia di pesci trovati morti e galleggianti nell’acqua, è il segnale forte e chiaro di un ambiente che non ce la fa più.

La scena è stata sconvolgente: carpe e altre specie riversate a pancia in su, ferme nell’acqua stagnante della vasca della centrale idroelettrica a Badia. Il Consorzio ha reagito sospendendo l’irrigazione, ma la domanda resta: cosa ha provocato questa moria improvvisa?

Si parla di possibili scarichi, di acque contaminate, di ossigeno che all’improvviso è venuto a mancare. Le ipotesi si rincorrono, ma la sostanza non cambia: il nostro territorio paga ancora una volta un prezzo altissimo. Perché non si tratta solo di pesci. Si tratta di un ecosistema che si spezza. E ogni volta che l’acqua muore, muore anche un pezzo della nostra identità.

Non possiamo voltare lo sguardo. Serve un’indagine seria, rapida, che accerti cause e responsabilità. Ma serve soprattutto una presa di coscienza: i nostri fiumi e canali non sono discariche, non sono “tubi di scarico” per aziende o per impianti che guardano solo al profitto.

Il Liri, il Sacco, e ora anche il canale di Esperia: l’elenco si allunga. La Ciociaria non può continuare a vivere di emergenze ambientali. Dobbiamo pretendere rispetto per la nostra acqua, che è vita, che è storia, che è futuro.