ECONOMIA - ZLS, ROMA E LE PROVINCE
- Tommaso Villa
Ieri è stato firmato il decreto che istituisce la Zona Logistica Semplificata nel Lazio. Una firma attesa da anni, che arriva paradossalmente a poche ore da quando lo stesso Presidente della Regione aveva fatto intendere che qui, nel basso Lazio, non siamo un territorio strategico. Eppure siamo il punto esatto in cui s’incontrano Roma, Campania e Abruzzo; siamo quel crocevia naturale che la geografia ci ha regalato e che la politica, da decenni, si ostina a non vedere.
La ZLS è uno strumento concreto, non uno slogan: significa iter più rapidi, semplificazioni, incentivi per chi investe, un sistema logistico che mette in rete porti, autostrade, interporti e aree industriali. È un’opportunità che molte regioni hanno già sfruttato per riattivare distretti produttivi rimasti indietro. E qui il riferimento al nostro è inevitabile: il Distretto Tessile della Valle del Liri, quello della Legge 36, un patrimonio industriale che chiede solo di essere rimesso nelle condizioni di competere.
La firma del decreto chiude un iter infinito, ma apre un paradosso che dobbiamo avere il coraggio di dire a voce alta: noi siamo pronti, abbiamo imprese che vogliono investire, abbiamo progettualità vere, ma non abbiamo la bacchetta magica per creare collegamenti che non esistono. Un ipotetico aeroporto sarebbe a 28 minuti da Roma Termini, proprio come Fiumicino è a 31 minuti, se avessimo gli stessi mezzi e la stessa infrastruttura. Invece, la realtà è che qui viaggiamo ancora su una sorta di “monorotaia”, come dice qualcuno con amara ironia.
Ed è inutile incentivare la logistica se poi il territorio resta tagliato fuori dalle connessioni fondamentali: nessuno, in decenni, ha avuto il buon senso di collegare Sora a Ceprano — quindi all’A1 — o Cassino al Porto di Gaeta. Ed è lì che nasce il cortocircuito: si invoca sviluppo, si stappa lo spumante per la ZLS, ma i varchi per entrare nel sistema restano chiusi.
La verità è semplice: la Ciociaria non chiede elemosina. Chiede pari opportunità. Chiede che a una firma segua finalmente un’infrastruttura. Chiede che la politica non si ricordi di noi solo quando serve la foto, ma quando serve un tracciato, una linea, una connessione vera.
Ora basta raccontarci che siamo marginali: siamo stati resi marginali. La ZLS è un’occasione, sì. Ma sarà utile solo se chi governa avrà il coraggio di completare ciò che da troppo tempo manca.
Il decreto è firmato. Adesso si vedrà se il Lazio vuole davvero crescere tutto, non solo una parte.
Come spesso è capitato, Roma ha fagocitato le risorse e alla province sono rimaste le briciole.