ISOLA LIRI - PRIMO MAGGIO: IL GAROFANO ROSSO

  • Tommaso Villa

A Bruno Ceroli: Memoria storica della Classe Operaia. IL 1° MAGGIO: il corteo, bandiere rosse al vento, la banda, l'internazionale … la passione che arde e riscalda il cuore. Il garofano rosso all'occhiello della giacca, lo davano insieme all'Unità, il giornale del PCI.

Aveva un profumo inebriante, un distintivo che certificava un'appartenenza. Lo portavi con fierezza perché anche tuo nonno lo aveva ostentato con orgoglio, così si andava il 1° Maggio con l'abito buono, la bandiera del partito e il garofano rosso. Si sfilava fieri, compatti come soldati in marcia, consapevoli della propria forza e di essere parte integrante di quel movimento operaio allora egemone.

I dirigenti del provinciale e del regionale arrivavano spesso tardi, ma non potevano mancare a quella sfilata, in una Isola operaia, la Manchester d'Italia, con le cartiere che davano lavoro ad interi nuclei familiari, anche agli adolescenti perché allora si diventava grandi nella fabbrica, ti sposavi e mettevi su famiglia.

I sindacalisti e i politici, quasi sempre arrivavano tardi, erano eleganti con giacca e cravatta, e il garofano rosso che spiccava come un piccolo e visibile fregio, dovevano faticare per raggiungere la testa del corteo che si snodava lungo le strade della città: da Piazza Boncompagni alla “Piccola Parigi”, una breve sosta alla CRDM poi ancora fino alla Boimond al confine con Sora. Da bambino osservavo dal balcone quella riunione di persone stipate nella piazza, sembrava la festa del Crocifisso, quando la gente si accalcava per vedere il cantante di Sanremo.

Il corteo rispecchiava il momento storico: era gioioso, allegro e goliardico, con addosso la ricchezza e la dignità del lavoro; rabbioso, chiassoso e rivendicativo, nei periodi di difficoltà quando una valanga dalle dimensioni sempre maggiori travolgeva tutto ciò che incontrava lungo il percorso: le fabbriche, i sogni, i desideri e le speranze, il presente e il futuro, gli obiettivi e le ambizioni, il partito e il sindacato. Il corso della storia stava cambiando e si modificava la vita della gente, con risvolti incerti e problematici.

Il lavoro, nell'Isola dell'industria, era molto di più di un semplice strumento per il sostentamento economico. Partecipava a strutturare il modo in cui davamo significato alle cose e senso ai nostri valori. Ecco perché perderlo fu un forte impatto emotivo all'interno della nostre vite. Generò ottenebramento più o meno prolungato della coscienza, rabbia e sconforto. Sembrava che la nostra esistenza non avesse più certezze, ci si sentiva uno stecco nel mare più impetuoso, perché le fabbriche erano tutto, il mondo ruotava attorno ad esse e un uomo senza lavoro è un uomo umiliato. In tempi successivi, il 1° Maggio ho spesso cercato i garofani rossi, non si distribuiscono più, con L'Unità, il quotidiano fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, le bandiere e i drappi rossi sono sporadiche macchie.

LUCIANO DURO

ex sindaco di Isola Liri