ISOLA LIRI - NON SI PUO' SFIDARE IL FIUME

  • Tommaso Villa

Vivemmo con ansia quei tragici giorni, di una madre disperata e le acque che non restituivano il corpo del ragazzo. Non si può sfidare il fiume, non puoi invitarlo a misurarsi in una competizione, la lotta è impari. Devi solo cercare il modo di essergli amico e lui sarà buono e generoso, darà ristoro, offrirà tutto quello che possiede e donerà la sua forza vitale per alimentare le turbine che producono energia elettrica. Ma potrà essere anche cattivo, spesso straripa, invade le campagne, entra nelle case del borgo e come un ladro porta via ogni cosa.

Noi che viviamo nell'Isola abbracciata dai due rami del Liri, lo sappiamo bene. Era il 1962, Sandro non lo sapeva, era di Frosinone e frequentava l’Istituto Tecnico. L’anno scolastico volgeva al termine ed il primo caldo invogliava ad un bagno. Era poco più di un ragazzo con la voglia di stupire e non conosceva i pericoli del fiume: le sue correnti, il suo impeto e i mulinelli che attiravano nel fondo senza possibilità di scampo.

Non saprei se avesse appena mangiato e se l’acqua fredda avesse bloccato la digestione provocando un improvviso malore, forse volle andare al di là di quanto il fiume potesse concedergli… il ragazzo annegò. Furono giorni di angoscia con la gente assiepata lungo la riva, quell'ansa in prossimità delle “Pucchiera” era davvero pericolosa, per la profondità e il moto vorticoso a spirale dell'acqua.

Io ero adolescente allora e confuso tra la gente aspettavo che il corpo del giovane studente venisse recuperato. Per tredici giorni i sommozzatori scandagliarono quel tratto palmo a palmo, ma stanchi e sfiduciati si arresero. Arrivò un mago che su una barca, in maniera grottesca, agitava un pendolino sulla superficie, ma ogni tentativo fu inutile e tutti andarono via.

Lorenzo De Carolis, “La Trota del Liri” sapeva dove cercare, ma non l’avevano voluto ascoltare, lui conosceva il fiume, le correnti e gli anfratti più nascosti. Da qualche tempo non stava bene, la sua era stata una vita troppo faticosa e densa di forti emozioni, non aveva più la forza per potersi immergere così come tante volte aveva fatto in gioventù.

Alla madre affranta indicarono la casa di Lorenzo, si fece coraggio e andò ad incontrarlo: “ti prego, aiutami. Il fiume mi ha tolto un figlio, almeno tu ridammi il suo corpo ed una tomba su cui piangere e pregare”.

Nonostante le preoccupazioni dei familiari, ritrovò la forza della giovinezza, bevve due Jägermeister e si preparò per l'ultima impresa. Ne aveva strappati molti alle ire del fiume e recuperato tanti corpi di annegati. Era un buono e il dolore di quella madre era anche il suo. Ripercorse quel tratto d’acqua che conosceva come le sue tasche ed il ragazzo era proprio dove lui supponeva che fosse : “Adesso ti libero dal fango, voglio che sembri addorrmentato… poi ti riconsegnerò alla tua famiglia.”

“ ...Ormai tu non puoi che dormire e ascoltare le storie del fiume che va verso il mare. Il fiume racconta leggende mentre veloce va al mare, le ascoltano gli annegati e al vento le fanno cantare... “ (Da un testo di F. Guccini)

(La storia è il risultato di una lunga intervista al figlio di Lorenzo De Carolis, nel 1995, che mi narrò tutta la vicenda )

Luciano Duro

Ex sindaco di Isola Liri