ECONOMIA - IL GAS RUSSO, LE FAMIGLIE E LE IMPRESE
- Tommaso Villa
Dal 2026, l’Europa chiuderà la porta al gas russo. Dal 2027, anche i contratti già esistenti saranno stracciati. Nella teoria, una liberazione dal giogo energetico di Mosca. Nella pratica, un salto nel buio che rischia di costarci caro.
Per dispetto a Putin, ci tagliamo da soli una delle nostre principali fonti di approvvigionamento, senza alternative solide pronte a sostituirla. Un gesto nobile, certo: accelerare la transizione ecologica, rafforzare l’indipendenza, difendere i principi democratici. Ma il conto lo pagano le famiglie e le imprese. Bollette fuori controllo, carburanti alle stelle, aziende costrette a cercare rifugio altrove, dove l’energia costa meno.
Nel frattempo, il gas russo non smette di scorrere. Solo che invece di arrivare in Europa, prende la rotta di India, Cina e Turchia. Noi, invece, ci consoliamo con il GNL americano, acquistato a prezzo maggiorato, trasportato via oceano, rigassificato a caro prezzo e passato per mani ben più astute delle nostre.
Chi lavora nel commercio lo sa bene: ogni centesimo in più sulla bolletta pesa su trasporti, logistica, conservazione. E ogni euro in meno nel portafoglio si traduce in carrelli più vuoti nei supermercati. La politica energetica non può essere solo uno slogan: se non tiene conto della realtà economica, diventa cieca ideologia.
La vera indipendenza si costruisce con investimenti, infrastrutture, ricerca. Non con proclami. Oggi siamo indipendenti solo dalla coerenza: ci proclamiamo verdi, ma importiamo carbone. Chiudiamo i rapporti con Mosca, ma compriamo gas da Paesi che hanno ben poco da insegnare in fatto di diritti civili.
È ora di rimettere i piedi per terra. Di trovare un equilibrio tra etica e pragmatismo. Di smettere di brandire principi come armi che finiscono per colpirci da soli.
L’Europa ha tutto per essere forte. Ma deve decidere se vuole essere una terra di ideali o una comunità che vive bene. Il primo passo? Ascoltare chi affronta ogni giorno la realtà: famiglie, imprese, territori. Perché i princìpi valgono poco, quando lasciano la gente al freddo.