MONTECASSINO - IL GIUBILEO DELLE PERSONE CON DISABILITA'
- Tommaso Villa
Un incontro all’insegna della semplicità e della condivisione profonda quello che si è tenuto sabato scorso nell’Abbazia di Montecassino e dedicato alle persone fragili o con disabilità che, insieme ai loro accompagnatori e a rappresentanti delle associazioni del territorio, hanno partecipato al Giubileo delle persone con disabilità nell'ambito del progetto GiÒ - Giubileo, Inclusione, Opportunità - promosso dalla cooperativa Exodus di Cassino in collaborazione con l’Abbazia di Montecassino e finanziato dalla Regione Lazio. Si è trattato di un momento centrale di un lungo percorso di eventi, incentrato, come il giubileo, sul tema della speranza, intesa come concreta esperienza di accoglienza, incontro, partecipazione.
A dare il benvenuto agli ospiti, accompagnati dal Responsabile di Exodus Cassino Luigi Maccaro, l’Abate di Montecassino, dom Luca Fallica, che con grande dolcezza e in uno spirito di semplice familiarità, ha ringraziato tutti i presenti e i volontari di Exodus che, in questi ultimi mesi, sono stati presenti in Abazia accogliendo e aiutando tante persone, così da poter superare anche quelle barriere architettoniche che, purtroppo, sono ancora presenti.
Il Padre Abate ha accolto tutti nella Cappella dedicata a Santa Scolastica per un momento di preghiera e di incontro, facendo gustare a tutti la bellezza di quel luogo così raccolto e della storia di una santa che ha saputo testimoniare come l’amore sia la cosa più importante e che anche il rispetto delle regole è nulla se non accompagnato dall’amore. “Poté di più colei che più amó”, dice San Gregorio Magno raccontando l’episodio dell’ultimo colloquio con san Benedetto.
E’ proprio l’amore la caratteristica che deve accompagnare ogni momento della nostra vita e il criterio che deve sempre prevalere su tutto, che ci consente di affrontare e vincere le difficoltà, le malattie, le nostre infermità, gli ostacoli che, a volte, incontriamo nelle relazioni con gli altri. L’amore ci consente di andare oltre. L’amore per gli altri e l’amore per il Signore sono elementi fondamentali della nostra esperienza di fede. L’amore per il Signore non è un amore esclusivo, ma è un amore che fonda tante altre possibilità di amare: amore per la vita, per il lavoro, per le persone a cui vogliamo bene. E l’amore è strettamente legato alla speranza, tema fondamentale di questo giubileo: l’amore di Dio è per tutti noi motivo e ragione della nostra speranza.
E la speranza, come ha testimoniato la sequenza dei tre salmi pregati insieme, è ciò che segue ai momenti di angoscia, che sempre devono essere legati ad una rinnovata fiducia in Dio. Se non ci fosse questo passaggio, dall’angoscia alla pace in Dio, il tema della speranza resterebbe vuoto. Tuttavia questo passaggio non si può mai fare da soli, ma abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci aiuti. La fiducia non è mai solo un atteggiamento interiore, ma ha aspetti molto concreti, che passano proprio per l’aiuto degli altri. Il rapporto con Dio include sempre gli altri. Molto bella e toccante la testimonianza dei volontari di Exodus che in questi mesi hanno prestato servizio in abbazia. Hanno evidenziato la bellezza di questa esperienza, che ha consentito loro di conoscere e amare la storia dell’abbazia di Montecassino e di vivere la dimensione dell’aiuto agli altri, dell’accoglienza delle persone fragili. “Un’esperienza che rimane per tutta la vita”, hanno detto
Bella anche la testimonianza di Gaetano Torcinaro del Centro Sportivo Italiano che ha ricordato il valore dello sport come strumento di inclusione, di crescita personale, di sviluppo e ha raccontato come stia dando grandi frutti l’esperienza dello sport condiviso tra ragazzi con disabilità sia di tipo fisico che di tipo intellettivo-relazionale e i giovani della comunità Exodus. E’ nata un’amicizia, un rispetto reciproco, una collaborazione profonda, un affetto sincero. Luigi Maccaro, responsabile di Exodus Cassino, ha ribadito come la speranza diventa concreta se le persone si sentono accolte, se percepiscono di essere parte di una comunità. E’ proprio questo il senso del progetto Giò, che sta costruendo occasioni di coinvolgimento e partecipazione per le persone fragili.
Dopo l’incontro col Padre Abate c’è stato un bel momento di convivialità, seguito, poi, da una visita guidata in Abazia e da laboratori didattici in grado di stimolare la fantasia, l’atteggiamento di esplorazione, la curiosità.