PACE - IL PAPA E L'EUROPA DELLA ... GUERRA

  • Tommaso Villa

C’è un filo sottile che unisce il cielo di Bruxelles a quello di Roma, passando per Chicago: è la parola PACE. Oggi, 9 maggio, celebriamo la Giornata dell’Europa, nata per ricordare la storica dichiarazione Schuman del 1950, simbolo di una nuova era di cooperazione tra i popoli del vecchio continente. Ma in questo 2025, quella parola – "cooperazione" – rischia di sembrare fuori moda. I temi che rimbalzano nei palazzi dell’Unione parlano infatti di difesa comune, aumento delle spese militari, eserciti europei.

E proprio in queste ore, da un luogo ben diverso, arriva un messaggio che spiazza: “Pace a tutti voi”. A pronunciarlo, il nuovo Papa, Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, cardinale statunitense con un cuore latinoamericano, missionario tra i poveri e voce gentile dei dimenticati. Eletto ieri, con la quarta fumata bianca, ha già lasciato il segno.

Un Papa che viene da Chicago ma parla il linguaggio del mondo. Vicino ai migranti, alla Terra, agli ultimi. E oggi, alla vigilia della sua elezione, sceglie proprio la parola pace come primo gesto. Un gesto forte, quasi controcorrente.

Mentre l’Europa si interroga su come armarsi, il Papa invita a disarmarsi dentro. Un contrasto che fa riflettere. Forse è solo un caso che tutto questo avvenga nel giorno della Festa dell’Europa. O forse no.

È un’occasione per fermarsi un momento. Per domandarci se davvero l’unione tra i popoli si costruisce con i carri armati o con i ponti. Se la sicurezza si misura in missili o in relazioni.

Papa Leone XIV, con quel suo saluto così semplice, ha già fatto la sua parte. Ora tocca a noi.

L’Europa saprà ascoltarlo?