ESPORTAZIONI - LAZIO E CIOCIARIA BENE GRAZIE AL FARMACEUTICO

  • Tommaso Villa

Nel Lazio l’export vola. Nei primi sei mesi del 2025 la regione ha registrato un incremento del +17,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, posizionandosi tra i territori più dinamici d’Italia. A trainare questa crescita sono i settori farmaceutico, chimico-medicinale e botanico, capaci di aprire nuove rotte commerciali e consolidare mercati storici.

Il dato più sorprendente riguarda le relazioni con gli Stati Uniti: le esportazioni dal Lazio verso oltreoceano valgono oggi circa 3 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi solo dal farmaceutico. Nei primi cinque mesi del 2025 il comparto ha messo a segno un balzo del +78% rispetto all’anno precedente, confermando di essere la locomotiva industriale regionale e, soprattutto, provinciale.

Se Roma domina per numeri assoluti, la vera sorpresa si conferma la provincia di Frosinone, dove il farmaceutico rappresenta oltre i due terzi dell’export manifatturiero. Multinazionali e aziende specializzate hanno scelto il territorio ciociaro come hub produttivo e distributivo. Senza questa filiera, il saldo export della provincia sarebbe drasticamente ridimensionato. Nel 2024 l’export farmaceutico frusinate ha segnato una crescita superiore all’11%, mentre altri comparti industriali arretravano, in particolare i mezzi di trasporto. La fotografia è chiara: il futuro industriale del territorio passa dai laboratori farmaceutici, non nell’automotive.

Proprio qui si accende un campanello d’allarme. Per la prima volta, nel negoziato commerciale tra USA e UE si parla di un dazio del 15% sui prodotti farmaceutici, finora esclusi dalle tariffe doganali. Una svolta che rischia di mettere in crisi i rapporti di forza costruiti in questi anni. Se oggi esportare dal Lazio agli Stati Uniti conviene, domani l’applicazione di dazi potrebbe rendere il mercato meno attrattivo.

E non solo: grandi player come Novo Nordisk (nella foto), che ha appena annunciato un investimento da 2 miliardi di euro nello stabilimento di Anagni per trasformarlo in polo globale, potrebbero rivalutare le loro strategie, spostando parte della produzione direttamente in Nord America per aggirare le barriere commerciali. Una prospettiva che il territorio non può permettersi.

Difendere il farmaceutico significa difendere migliaia di posti di lavoro qualificati, consolidare una filiera fatta di logistica, ricerca, formazione universitaria e subfornitura locale, e garantire un futuro competitivo alla provincia di Frosinone. Le istituzioni, locali e nazionali, devono aprire subito un fronte di interlocuzione con Bruxelles e con i partner americani per evitare che un settore strategico venga indebolito da logiche di mercato internazionale.

Il messaggio è chiaro: senza il farmaceutico, Frosinone perde il suo motore industriale. Con il farmaceutico, invece, la Ciociaria può continuare a scrivere pagine di crescita, innovazione e occupazione. Il tempo stringe: i dazi sono una minaccia concreta e servono scelte coraggiose. Perché, come qualcuno ha detto, “il futuro di Frosinone si gioca in laboratorio, non in tribunale fallimentare”.