FERROVIE - UNA LINEA VERSO IL PORTO DI GAETA
- Tommaso Villa
L’idea non nasceva dal nulla. Il nodo di Roccasecca, già connesso alla linea Avezzano–Sora, rappresentava l’anello naturale tra il sistema ferroviario appenninico e la costa tirrenica. E fu proprio in questa logica di “trasversali interne” che, tra la fine degli anni Venti e i primi Trenta, prese forma il progetto di una linea ferroviaria diretta verso il porto di Gaeta, il più adatto del basso Lazio per capacità e profondità dei fondali.
Nel volume ufficiale dell’Archivio di Stato di Roma, “Strade ferrate nel Lazio (1846–1930)”, la Roccasecca–Gaeta compare tra i progetti ministeriali classificati come “linee secondarie di collegamento strategico”. Doveva servire sia scopi militari – con Gaeta sede di arsenali e basi navali – sia obiettivi industriali, offrendo alle produzioni della Media Valle del Liri, da Sora a Isola, un canale diretto per l’esportazione.
Il piano si inseriva nella visione infrastrutturale fascista di un’Italia autosufficiente, dove ogni valle doveva poter raggiungere un porto e ogni mare collegarsi all’interno produttivo. Roccasecca, già cerniera con la dorsale appenninica Terni–Avezzano, avrebbe completato l’asse “da mare a mare”: dall’Adriatico al Tirreno, in un’unica direttrice ferroviaria.
Ma il progetto non vide mai la luce. Le priorità militari si spostarono altrove, e la costruzione fu accantonata insieme a molte opere considerate non essenziali. La guerra fece il resto. Della Roccasecca–Gaeta rimasero solo le carte, le relazioni tecniche e il rimpianto di un’occasione perduta.
Eppure, a guardarla oggi, quella ferrovia avrebbe avuto un senso economico più che mai attuale. Gaeta è ancora il porto più attrezzato del basso Lazio, e la Valle del Liri continua a produrre e trasformare. L’unica cosa che manca è il collegamento diretto, quello che un secolo fa si era immaginato e mai costruito.