ALATRI - FEDERICA MANGIAPELO, IL RICORDO DEL PADRE

  • Tommaso Villa

Sono trascorsi ormai 13 anni dalla scomparsa di Federica Mangiapelo, ma per il padre Luigi Mangiapelo il tempo sembra essersi fermato al primo novembre del 2012, la notte di Halloween. Federica Mangiapelo viene ricordata come la ragazza del lago, come il titolo del romanzo scritto qualche anno dopo dallo zio Massimo.

Federica era una ragazza di 16 anni e come ci narrano le cronache fu ritrovata morta la mattina del primo novembre del 2012 sulle rive del Lago di Bracciano. In un primo momento si pensò ad una morte per cause naturali: forse una malformazione cardiaca della ragazza, ma ci volle qualche anno per scoprire che Federica venne uccisa dal suo fidanzato (il cui nome non citerò in questo articolo per rispetto all'amico Luigi).

Nei polmoni di Federica, infatti, vennero ritrovate delle alghe presenti nello specchio lacustre di Bracciano e in alcuni abiti del suo assassino. Questi venne riconosciuto colpevole e condannato a 14 anni di reclusione, quindi tra poco tempo sarà libero, e come afferma Luigi: "Avrei preferito una pena come l'ergastolo ma siamo noi familiari a scontare questo giudizio a vita". Abbiamo chiesto a Luigi se voleva ricordare Federica e parlare di lei, il ricordo del giorno dopo i fatti, di come è cambiata la sua vita e quella del figlio Stefano, quali sentimenti prova per il suo assassino.

"Se dovessi ricordare quei momenti mi sento male, li ho quasi cancellati, non me li ricordo, cerco di pensarci, è stato un dramma sembrava di vivere un film - ricorda Luigi. Federica è sempre nei miei pensieri, ho solo imparato a gestire il tempo, ci convivo ma chiaramente lei c'è sempre soprattutto in queste giornate particolari tutto ritorna a galla, con Stefano ne parliamo spesso, ogni tanto immaginiamo come sarebbe adesso, a febbraio avrebbe compiuto 30 anni, proprio giorni fa a mio figlio dicevo: 'adesso avevamo una signorina con noi ed invece Federica non c'è, non è facile pensare, lei aveva un carattere particolare ma proprio questa caratteristica credo che ora l'avrebbe resa e aiutata, la immagino una grande donna. Il suo assassino proprio non lo penso, non riesco a perdonarlo, ma neanche provo odio, penso che l'indifferenza è peggio. Sono contro la pena capitale ma contrario a queste pene così blande, ci vuole una pena esemplare: l'ergastolo. Se penso che tra un po' lui girerà tranquillamente libero mi fa pensare che all'ergastolo ci siamo noi genitori".

Bruno Gatta