ISOLA LIRI - CHE FINE HA FATTO IL LIRI BLUES?
- Tommaso Villa
È bastato un post pubblicato sulla pagina del Gruppo Consiliare Isola del Liri Futura per riportare al centro del dibattito una domanda che da tempo aleggia nell’aria, senza trovare risposta: che fine ha fatto il Liri Blues Festival?
Nel programma amministrativo 2024-2029 “Per Isola del Liri – Quadrini Sindaco”, si legge che il Liri Blues rappresenta “un appuntamento obbligato per decine di migliaia di appassionati” e che “bisogna assicurarne le opportune risorse pubbliche, ma anche favorire il reperimento dai privati e dagli sponsor delle necessarie risorse finanziarie, creando strutture organizzative atte ad offrire adeguato supporto logistico e possibilità occupazionali per i giovani”.
Parole chiare. Impegni precisi. Ma, all’atto pratico, il Festival nel 2024 non si è svolto. E oggi, a maggio ormai vicino, nessuna notizia ufficiale sull’edizione 2025. Nessuna data. Nessun annuncio. Solo il silenzio.
E mentre altre manifestazioni si organizzano, si realizzano, si celebrano pubblicamente – anche con ottimi risultati, per il Liri Blues Festival non si trova spazio né sostegno. Eppure, chi da anni si occupa dell’organizzazione avrebbe già manifestato l’intenzione di riportarlo in città, avanzando richieste di collaborazione e fondi. Richieste che, stando a quanto trapela, non hanno ricevuto risposte.
Questo lascia spazio a un interrogativo amaro: com’è possibile dichiarare nero su bianco di voler garantire risorse e sostegno, e poi girarsi dall’altra parte?
Non è solo un tema politico o amministrativo. Il Liri Blues Festival è stato ed è una parte profonda dell’identità culturale della città. Un evento che ha fatto conoscere Isola del Liri nel mondo. Che ha portato suoni e volti internazionali, raccontando, attraverso la musica, un pezzo della nostra anima.
In passato e chi scrive lo ricorda bene ci fu persino chi, per far sì che il Festival si svolgesse, rinunciò a una parte della propria indennità amministrativa. Allora, quando le risorse erano davvero poche, la cultura era comunque considerata una priorità. Oggi, che fine ha fatto quello spirito?
E a questo punto, la domanda va rivolta in due direzioni.
A chi amministra questa città, e si fregia del titolo di “Città della Musica”, spetta una riflessione: che senso ha scriverlo, se poi la musica non la si vuole più sentire?
E a chi legge, a chi ha amato quel Festival, a chi lo ha vissuto tra applausi, palchi e sax, lasciamo questa domanda: possiamo davvero permetterci il lusso del silenzio?