ACQUA PUBBLICA - ECCO COME STANNO LE COSE
- Tommaso Villa
Spesso, anche in buona fede, si ripete che “non c’è mai stato un referendum sull’acqua” oppure che la Corte Costituzionale lo avrebbe “bocciato”. Falso. La verità storica è un’altra.
Nel giugno del 2011, oltre 26 milioni di italiani si sono recati alle urne per dire la loro sulla gestione dell’acqua. E lo hanno fatto in modo chiaro, netto, inequivocabile.
Due quesiti referendari riguardavano proprio l’acqua:
Abrogazione delle norme che permettevano la privatizzazione del servizio idrico. Eliminazione del profitto garantito (il famoso 7% sul capitale investito) ai gestori dell’acqua. Oltre il 95% dei votanti ha detto NO alla privatizzazione dell’acqua e NO al profitto sull’acqua, chiedendo che resti un be…
Ieri, un nostro articolo ha fatto discutere: “L’ultimo referendum a raggiungere il quorum in Italia è stato quello sull’acqua pubblica del 2011. Da lì in poi abbiamo perso fiducia in questo strumento?”
Fin qui, tutto normale. Ma quello che sorprende sono i commenti: c’è chi scrive che “quel referendum non c’è mai stato”. Fermiamoci un attimo. Perché questa, semplicemente, è una bufala.
Il 12 e 13 giugno 2011, oltre 26 milioni di cittadini hanno votato su quattro quesiti referendari. Due di questi riguardavano l’acqua: il primo chiedeva di fermare la privatizzazione del servizio idrico, il secondo puntava a eliminare il profitto garantito (7%) per i gestori. L’affluenza superò il quorum (54,8%) e oltre il 95% dei votanti si espresse per il Sì. La volontà popolare era chiarissima: l’acqua è un bene comune, non una fonte di guadagno privato.
Qualcuno oggi confonde le carte citando la sentenza numero 25 del 2011 della Corte Costituzionale. Ma è bene ricordare che la Corte bocciò solo uno dei quesiti, per motivi tecnici, mentre quelli sull’acqua furono dichiarati ammissibili e si svolsero regolarmente. Nessuna cancellazione. Nessuna illegittimità. Il referendum c’è stato e ha vinto.
Questa fake news gira per due motivi principali. Il primo è la convenienza. Quel referendum ha dato fastidio a molti poteri forti: multinazionali, società partecipate, fondi d’investimento. Negarlo o sminuirlo è diventata una strategia: se la gente dimentica, si può tornare a fare affari sull’acqua.
Il secondo motivo è più sottile, ma ancora più grave: il tradimento silenzioso del voto popolare. In tante zone d’Italia, dopo il referendum, poco è cambiato. Alcuni Comuni hanno lasciato tutto com’era, altri hanno addirittura rinnovato i contratti con i gestori privati. Far credere che il referendum non ci sia mai stato serve anche a giustificare questa inazione.
Quel voto non è un ricordo lontano. È un simbolo di partecipazione. È stato l’ultimo referendum a superare il quorum, un segnale forte che è stato poi ignorato. Fingere che non sia mai avvenuto è comodo. Ricordarlo è un dovere.