ALATRI - SCUOLA LUIGI CECI: DALLA PRIMA ALL'ULTIMA PIETRA
- Tommaso Villa
Continua con particolare interesse e curiosità la nostra ricerca, (è più che mai doveroso un ringraziamento sincero all'amico e giornalista Tommaso Villa che ci ospita sul sito "Penna E Spada") su i commenti di già alunni che hanno frequentato in oltre mezzo secolo la Luigi Ceci. Non potevo non chiedere un pensiero all'amico e bravo giornalista, e non soltanto sportivo dottor Roberto Mercaldo, confidando nella sua ottima "penna". Ancor di più perché è stato mio compagno di classe in seconda elementare con la cara maestra Clelia Napolitano.
La “Luigi Ceci” sapeva di sapienza antica, di gesso e di austerità - asserisce Roberto. Ai miei occhi di bambino appariva un edificio di proporzioni enormi, eppure quel dedalo di scale, aule e corridoi era a suo modo una famiglia allargata. Ricordo lo zelo dei bidelli, allora si chiamavano così e nessuno sembrava dolersene e quel variegato panorama d’insegnanti, in massima parte ancorati a metodi d’insegnamento che credo apparissero i soli possibili. E non posso scordare quelle raccomandazioni invero singolari e di dubbia incisività che provenivano da molti genitori, invocanti severità ulteriore al suono non proprio piacevole di “Tira, mae’”. I miei compagni, con grembiule e fiocchetto, le “cartelle”piene di libri e i quaderni spesso fatti di pagine con “le orecchiette”, tutto sembrava convergere verso quel disegno che doveva traghettarci sui lidi di una sapienza stereotipa. Quelli bravi ai primi banchi, i meno pronti ad apprendere relegati in fondo, e nessuno a chiedersi se fosse opportuno. Però ricordo lo sguardo dolce della mia maestra, Clelia Napolitano, e ricordo come percepissi in fondo al suo cuore l’amore verso tutti i suoi allievi. Voleva bene anche a quelli che bacchettava, non solo in senso metaforico, ma non tutti lo comprendevano. E allora facevano festa quando vedevano le supplenti, che avevano 30 anni in meno e qualche sorriso in più.
Le figurine dei calciatori erano il massimo della trasgressione, portare lì quello svago ancorato a ludica attività era vicino alla blasfemia, ma tutti le avevamo, più o meno nascoste nel fondo di una tasca e nelle pieghe di una coscienza bambina. Alla Luigi Ceci si respirava cultura, quella del tempo, e amore, quello di sempre. Qualche curiosità soffocata, tante leggende urbane, racconti improbabili. Poi la campanella spazzava via tutto, ma non la consapevolezza che il giorno dopo quel rito sarebbe tornato, con il vigore di sempre e la sacralità involontaria di cui era portatore inconsapevole e austero".
Un pensiero anche a chi è ormai da anni fuori Alatri, l'esimio professor nonché recente Commendatore della Repubblica Giovanni Minnucci già professore ordinario del Dipartimento di Scienze politiche, rettore dell'Opera metropolitana di Siena. "Avendo fatto la cosiddetta "prima" dalle suore dell'Istituto Rodilossi, ho frequentato la Luigi Ceci dalla seconda alla quinta elementare. La maestra era Angelina Priorini, severa ma attenta alla nostra crescita sotto tutti i profili che ho avuto modo di incontrare e di ringraziare anche molti anni dopo. Una bella classe con tanti amici che sarebbe lungo elencare. Ricordo anche Raffaella la custode".
Mario Pica come un fratello per me e non solo ad Alatri: In prima e seconda elementare ho avuto come maestra la maestra Lina Cicuzza, la mamma di Enzo, poi dalla terza alla quinta il maestro Desiato, una persona ed un educatore molto bravo".
Gianfranco Caporilli che vorrei presentare come educatore visto che per anni ha forgiato decine di ragazzi del basket: "La prima volta davanti alla Ceci avevo un po' di paura, venivo da Torre Cajetani dove c'era una piccola scuola con sole tre classi. La nuova scuola mi sembrava un grattacielo con tante aule, tanti maestri e tantissimi bambini, il refettorio pareva un mega ristorante, i corridoi pieni, prima che suonasse la campanella, ma l'enormità del palazzo resterà sempre la cosa più grande che un bambino di quell'epoca possa immaginare".
Lorenzo Mignini: Io non l'ho frequentata, ma l'hanno fatta i miei figli. Penso che rimarrà sempre impresso nella mente il momento dell'ingresso e dell'uscita; tutti i genitori ad attendere l'uscita dei propri figli". Fabio Ceci: la mia scuola, la nostra scuola e la mia cara maestra Maria Rainaldi, come posso dimenticare gli anni in quell'edificio?
Niccolò Piccirilli: "Mentre guardavo le foto della demolizione della scalinata mi sono rattristato. Mi è tornato in mente il mio primo giorno di scuola quando preso dal distacco dei miei genitori e da mamma che mi aveva accompagnato mi misi a piangere. Ho bei ricordi della maestra Mirella alla quale ho voluto tanto bene, peraltro un sentimento corrisposto. Ricordo quando un alunno cadde ed io mi buttai indietro con lui evitai il peggio. Ricordo il suono della campanella e tanto altro, ricordo anche l'opera in ceramica di Leonardi".
Gigi Mattei: "Ho ovviamente tanti ricordi di quella scuola che abbiamo frequentato in tanti ad Alatri. Ancora oggi, non frequentemente con alcuni compagni di classe ci incontriamo per una cena. E poi ricordo la mia maestra Vera Santurro". Francesco Pasotti: "La campanella che sentivamo da lontano, l'ingresso particolare con i bidelli a sinistra, le scale, i corridoi le maestre Pomella e Fortunato, i compagni di classe. Un pezzo di cuore che se ne va via, ma purtroppo gli interessi di alcuni sono superiori agli affetti degli altri". (terza parte)
Nella foto la posa della prima pietra.
Bruno Gatta