REGIONE - FRATELLI, FRATELLINI E FRATELLASTRI
- Tommaso Villa
Fratelli, fratellini e fratellastri. I debiti non sono tutti uguali: alcuni si pagano, altri no. Peggio ancora se si pensa di farli pagare a chi, sostanzialmente non esiste più. Esistono solo i debiti.
Nelle ultime settimane la Regione Lazio si è scoperta generosa e si è messa a pagare i debiti. Non tutti, solo alcuni.
Recentemente è stata accolta una sacrosanta richiesta dalla Saf per vecchie pendenze relative al 2017 di circa 14 milioni di euro che altrimenti avrebbero messo in difficoltà i Comuni. Tranquilli fratelli: paga la Regione. E qualcuno ha già indossato le penne del pavone. Pare abbia detto: vedete come sono bravo, trovatemi un posto in Ciociaria.
Cinque giorni fa la Giunta regionale del Lazio ha approvato una proposta di legge ed ha stanziato sette milioni (cinque per il 2025 e due per il 2026) per pagare i debiti dell’Ater. Tranquilli fratellini paga la Regione. Quello di prima ha nuovamente indossato le penne del pavone. Pare abbia ridetto: vedete come sono bravo, trovatemi un posto in Ciociaria. Gira, gira diventa pure bello.
Ora, però, manca la ciliegina sulla torta per pagare i “cari” debiti del Cara. Stiamo parlando dell’ex Consorzio Acquedotti Riuniti degli Aurunci di Cassino. Un ente “caro” alla destra di governo perché istituito con decreto numero 16500-3/10 del 20 agosto 1941 firmato Bufalini Guidi, in nome e per conto di Sua Eccellenza Benito Mussolini, Ministro dell’Interno, Capo del Governo e Duce del Fascismo.
Ente inattivo perché al Cara sono rimasti solo i debiti e i 71 comuni che fanno parte del Consorzio, prima o poi, saranno chiamati a pagare. Una la montagna di debiti che Il Consozio ha accumulato, soprattutto tra la fine degli anni novanta e la prima decade degli anni 2000: circa 40 milioni di euro.
Sui “fratellastri” del Cara la Regione Lazio è stata tutt’altro che generosa. Invece di pagare i debiti fatti dall’ente istituito da Mussolini ha rispolverato una sua vecchia sentenza del Tribunale di Roma. Il Cara veniva condannato al pagamento di un debito di oltre 24 milioni di euro e, senza batter ciglio, ha pensato bene di passare all’incasso. Con una semplice determina la Regione ha ripartito tra i 71 Comuni consorziati. Pratica ancora “appesa”, da definire, come i debiti da pagare.
Forza fratelli, diamo una mano anche ai “fratellastri”. Quei debiti meritano di essere pagati, come quelli della Saf e dell’Ater. O no?