ISOLA LIRI - GABRIELE OLINI: IL SINDACATO, CONFINDUSTRIA E ITALIA NOSTA
- Tommaso Villa
Ad altiora!
I miei ricordi di Gabriele iniziano tanto tempo fa, parliamo dei primi anni ’70 del secolo scorso! Abbiamo frequentato lo stesso Liceo Classico di Sora, anche se Gabriele era un paio d’anni avanti a me e, soprattutto, abitavamo ad un tiro di schioppo. Essendo lui più grande, già allora lo guardavo con un timore reverenziale.
I rapporti tra noi si sono però stretti tra il 1975 ed il 1976, quando si cominciò a parlare di fondare una sezione di Italia Nostra. Allora questa cosa provocò davvero molto scalpore: ricordo assemblee oceaniche (oltre 100 persone) interessate al progetto. Ad ogni modo, nel 1976 si arrivò alla costituzione di un Gruppo di Lavoro di Italia Nostra: l’associazione nazionale chiedeva un anno di prova sotto forma di gruppo di lavoro prima di autorizzare la costituzione della sezione. Molte delle centinaia di persone delle prime assemblee rimasero legate al progetto, anche se chiaramente il “gruppo dirigente” era molto più contenuto.
Eravamo tutti molto giovani (si pensi che solo nel 1976 il sottoscritto aveva compiuto18 anni) e quindi cercammo qualcuno che potesse avere almeno una sembianza di “adulto” per sottoscrivere il contratto di affitto della sede e per essere un riferimento per la sede centrale di Italia Nostra. Così Giorgio Iafrate, un bancario vegano, diventò il nostro primo presidente.
Siamo sempre stati estranei alla mentalità del paesello e, di conseguenza, la nostra prima iniziativa fu quella di stampare dei grandi manifesti 70x100, completamente neri, con una scritta color argento in basso che faceva riferimento alla lotta ai rumori molesti causati dalle motociclette: in un posto dove la più grande ambizione dei ragazzi era quella di avere il motorino per la promozione!
E questa “estraneità” culturale ci ha sempre caratterizzato. Gabriele contribuì in modo significativo alla nascita ed alla gestione della Sezione della Ciociaria di Italia Nostra: ne è stato Presidente per molti anni, alternandosi spesso con me e, in seguito, anche con Lucio Maciocia. Gabriele era sempre la persona che vedeva al di là del proprio naso: le numerose e bellissime mostre di Italia Nostra (ricordo quelle sui Centri Storici, sull’Archeologia Industriale, sul Parco Nazionale d’Abruzzo, ecc.), realizzate sfruttando la legge 32/78 della Regione Lazio, hanno avuto tutte origine nella sua lungimiranza.
E lui cercava sempre di far entrare in contatto il suo lavoro su Roma con la realtà locale: un esempio per tutti è quando coinvolse Gianni Cannata, attuale Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed all’epoca professore di Economia Agraria alla LUISS (dove aveva studiato Gabriele), in alcuni progetti locali. In quei primi tempi iniziarono i “famosi” (chiaramente solo per noi che ne prendemmo parte) tè di Italia Nostra: la domenica pomeriggio si andava prima in giro per qualche centro storico e monumento della provincia e poi si andava a prendere il tè a casa di qualcuno, a turno. Al centro di queste giornate c’era sempre Rino Indigeno, ed anche lui ormai ci ha lasciato.
Ogni tanto penso a Gabriele, e lo vedo seduto all’enorme tavolo delle riunioni della cooperativa Proteo, insieme a Bruno Loffreda (anche lui, che forse era il più giovane di noi, se n’è andato). La Cooperativa Proteo era stata lo sviluppo naturale dell’impegno civile che ci aveva visto insieme nella fondazione della Sezione della Ciociaria di Italia Nostra: quasi tutto il gruppo dirigente era confluito nella Proteo, che rappresentava la concretezza nella quale era confluita la teoria dell’impegno in campo ambientale.
Grazie a Gabriele ed a Bruno Loffreda la Proteo aveva due colonne sulle quali aveva fatto crescere un’attività di consulenza a livello nazionale (in particolare alla Confcoltivatori). Gabriele coordinava e supervisionava i lavori, Bruno progettava enormi fogli di calcolo (su un computer M24 – all’epoca l’avanguardia – e con il bellissimo Supercalc! della Computer Associates) che noi materialmente facevamo girare e funzionare. E senza Gabriele (ed Andreina d’Arpino, la statistica del gruppo) mai ci saremmo avventurati in quella grande ricerca sull’evoluzione demografica della provincia nei successivi 10 anni che ci era stata commissionata da un grande consorzio di cooperative edili della provincia. Penso che l’esperienza della Proteo sia stata fondamentale per la nostra formazione professionale.
Da quando si era sposato ed era andato a vivere stabilmente a Roma, anche con l’arrivo delle figlie, la nostra frequentazione si era diradata, ma non per questo si era indebolita. Aveva scelto di lavorare nel sindacato: e la sua era stata una scelta “militante”, non mancandogli occasioni di lavoro. Ricordo che una delle prime biforcazioni della sua vita lavorativa fu se scegliere il Centro Studi del sindacato o quello della Confindustria (che pure gli aveva offerto l’opportunità): non aveva esitato.
Non mancavano mai le discussioni politiche, Gabriele era forse il più moderato di noi. Ma un grande rispetto ci univa e ci ha fatto condividere le molte esperienze fatte. Ma i ricordi più recenti vanno a quando era stato consigliere del CNEL. E a quando si era allontanato da Italia Nostra, riuscendo a percepire per primo il baratro in cui stava precipitando l’associazione nazionale (tra l’altro la sezione della Ciociaria di Italia Nostra è stata chiusa lo scorso anno, dopo 45 anni di attività). E ad Arquata, alla traumatica esperienza del terremoto che aveva vissuto insieme alla sua famiglia. E a Castelluccio di Norcia, dove ci siamo incontrati un paio di volte, anch’esso distrutto dal terremoto. Arquata gli era rimasta nel cuore e si era prodigato, anche lì, per dare un contributo alla ricostruzione. Ed al desiderio di andare finalmente in pensione: nella piazzetta di Campoli Appennino, intorno ad un caffè, ci raccontò della previsione della pensione. Ed all’ultimo incontro prima del Natale 2023, in un ristorante di Posta Fibreno.
Conoscendolo, sicuramente starà studiando la situazione di lassù, per organizzare un bel progetto di approfondimento di alcuni aspetti critici che gli sono balzati all’occhio….
GIULIO ZINZI