ISOLA LIRI - LUCIANO DURO SI RACCONTA
- Tommaso Villa
In tutte le cose che ho fatto non ho mai pensato ad un rapporto di convenienza, a quello che avrei ricevuto in cambio. Le ho fatte per dare opportunità di crescita alla città dove sono nato ed ho cresciuto i miei figli, ma anche per puro piacere .
Quando ero giovane e un attivista del Manifesto, piccolo partito dalle grandi idee, i dirigenti che arrivavano da Roma, mi proponevano di trasferirmi nella capitale per assumere un ruolo politico di rilievo, ma io preferivo essere il presidente della Pro Loco nella mia Isola. Ebbi l'opportunità di costruire eventi nell'Estate Romana, era il 1979, ma restai ancora una volta nella mia piccola città. Potevo forse avere un ruolo politico in ambiti più vasti o avrei guadagnato danaro nell'organizzare ciò che sapevo fare di più.
Ho venduto libri e dischi e sono stato direttore di due radio libere che hanno diffuso musica, cultura e dato voce agli operai che perdevano il lavoro. Così a 77 anni penso di aver fatto la scelta giusta e non rimpiango nulla …
Ho abbracciato la mia città e per il troppo amore ho rischiato di rimanere stritolato, ma conservo nel cuore tutti i grandi musicisti del “Liri Blues” e di “Suoni dal Mondo”, che ho incontrato e che avevo ascoltato solo su dischi, lo stupore di Angelo Branduardi nel suonare al cospetto della cascata grande, dialogando con il fiume, la grande meraviglia di tanta gente nel fruire di spettacoli inimmaginabili provenienti da latitudini lontane, lo sguardo riconoscente che emoziona di chi non avevi mai visto prima, il volto sorridente di Alvin Batiste a New Orleans nel gemellaggio con Isola del Liri.
Sono stato sindaco ed ho avuto l'affetto della mia gente ma ho conosciuto anche gli aspetti più deleteri della politica, ne porto ancora dentro i segni. Poi la cosa più preziosa: la gioia irrefrenabile dei laboratori teatrali nelle scuole e uno sciame di bambini volare sul palcoscenico del teatro Mangoni come farfalle colorate.
LUCIANO DURO