VEROLI - LA SCALA SANTA E IL CUORE DELLA FEDE
- Tommaso Villa
Nel cuore della meravigliosa Veroli, nella Basilica di Santa Maria Salome, si conserva uno dei simboli più intensi della devozione popolare: la Scala Santa. Costruita nella prima metà del Settecento per volontà del Vescovo Tartagni, la Scala è composta da dodici gradini, da salire in ginocchio.
L’undicesimo gradino custodisce un frammento della Santa Croce di Gerusalemme. È una delle poche Scale Sante riconosciute ufficialmente dalla Chiesa cattolica e, grazie alla concessione di Papa Benedetto XIV, offre a chi la percorre in preghiera la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria.
La chiesa è dedicata a Santa Maria Salome, patrona della città, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni. La tradizione vuole che nel 1209 siano stati ritrovati in questo luogo i resti della Santa, in seguito a una visione mistica e su indicazione di un certo Tommaso, custode della chiesa di San Pietro.
A testimoniarlo fu l’abate Girardo di Casamari, che scrisse al Papa Innocenzo III. Sul sito del ritrovamento fu costruito un oratorio, poi trasformato nel tempo in una vera e propria basilica, ricostruita dopo il terremoto del 1350 e consacrata nel 1492. Oggi la cripta conserva ancora il punto in cui il corpo fu rinvenuto, con un’urna in pietra e un pozzo antico da cui attingevano l’acqua i frati custodi.
La Basilica di Santa Maria Salome è anche uno scrigno d’arte e memoria. Tra le opere conservate si annoverano una tela del Cavaliere d’Arpino (Giuseppe Cesari), affreschi trecenteschi, un trittico firmato D.F. Hispanus, una grande tela attribuita a Francesco Solimena, affreschi di Giacinto Brandi e dipinti di artisti come Passeri, Trevisani, Cavallucci, Sementi, Frezzi e forse anche Carlo Maratta.
Nella terza cappella della navata destra si trova anche una preziosa statua lignea della Santa, di scuola berniniana, mentre la cappella finale conserva un toccante monumento funerario dedicato a una giovane verolana, Francesca Antonia Leni.
Con l’arrivo del Giubileo 2025, indetto da Papa Francesco con il motto “Pellegrini di speranza”, Veroli ha l’opportunità di proporre la Scala Santa come tappa significativa all’interno dei percorsi giubilari del Lazio. In un tempo in cui milioni di fedeli cercheranno luoghi di raccoglimento, preghiera e riconciliazione, la Ciociaria può offrire più di una semplice destinazione: può offrire un’esperienza. La salita in ginocchio della Scala Santa diventa così un gesto potente, intimo, profondamente umano. È una riscoperta di senso, una possibilità di silenzio, una liturgia dell’anima che ha bisogno solo di dodici passi per iniziare.
Veroli custodisce da secoli questa ricchezza. Ora è il momento di restituirla al mondo.
Molti, anche tra i devoti, pronunciano e scrivono “Salomè” con l’accento finale, sull’onda di usi francesi o letterari. Tuttavia, la forma corretta, sia nei testi liturgici che nella tradizione della Chiesa cattolica, è Salome, senza accento. Così appare nei martirologi, nei documenti vaticani e in tutte le fonti storiche ufficiali. L’accento “Salomè” è invece più frequente in ambito artistico, come nell’opera teatrale di Oscar Wilde o nell’opera lirica di Richard Strauss, dove il nome viene esotizzato e reinterpretato. Ma per Veroli e la sua Santa, la pronuncia giusta è semplice e chiara: Salome, come l’eco di una fede antica che non ha bisogno di effetti speciali