SORA/ISOLA - LA VIABILITA' HA OSTACOLATO IL PROGRESSO

  • Tommaso Villa

La viabilità ha sempre danneggiato le industrie della Media Valle del Liri. La storia economica della nostra Valle del Liri, tra Sora e Isola, è una lunga corsa contro il tempo. E contro le strade. Da secoli, mentre il mondo correva, qui i collegamenti si trascinavano. E così, anche quando le fabbriche di carta e di lana facevano tremare le cascate con il loro rumore, il problema era sempre lo stesso: come far uscire da questa valle le merci, e farci entrare il futuro.

Già ai tempi dei Romani, Sora non era affatto isolata. Esisteva una diramazione della Via Latina, che da Fregellae scendeva fino a Isola e poi a Sora. Ma non era una via consolare vera e propria, piuttosto un collegamento interno, buono per i soldati e i mercanti, non per le grandi carovane. Per raggiungere il mare bisognava seguire il Liri fino a Minturnae, dove il fiume sfociava nel Tirreno. Un percorso lento, irregolare, spesso interrotto dalle piene.

Con il passare dei secoli la storia si ripeté. Il Medioevo portò mura e mulini, ma non strade. Il Regno di Napoli, con tutti i suoi viceré, preferì curare le vie della pianura. E quando finalmente, nell’Ottocento, la Valle del Liri si accese di ruote, turbine e camini, mancava ancora la cosa più semplice: una via diretta verso i mercati.

È in quegli anni che spunta il nome di Eugenio Tersenghi, imprenditore e deputato, uno che la valle la conosceva davvero. Nel 1883 propose con forza la costruzione di una ferrovia diretta tra Isola del Liri e Ceprano, per collegare le industrie con la Roma–Napoli. Un progetto di buon senso, che avrebbe dato fiato alla nostra economia. Ma non se ne fece nulla. Al suo posto, si costruì la Roccasecca–Avezzano, che pure passava per Isola e Sora, ma guardava più ai monti che al mare.

Da allora, è un rosario di promesse mancate. La bretella Sora–Ceprano, il collegamento veloce con l’autostrada, la strada per il Golfo, i corridoi intermodali. Tutti restati nei cassetti. Ogni tanto si rispolverano, si annunciano, si promettono, e poi spariscono come la nebbia d’autunno sulle cascate.

Eppure, nonostante tutto, la Valle del Liri ha sempre reagito. Ha continuato a produrre, a inventare, a rimettersi in gioco. Dalle cartiere all’energia rinnovabile, dalle industrie meccaniche ai nuovi progetti sul tessile, la nostra terra ha dimostrato di sapersi rialzare ogni volta. Ma il nodo resta lì: nessun territorio cresce se resta difficile da raggiungere. Forse è il destino di un fiume come il Liri, che nasce montano e finisce nel mare dopo mille curve, insegnarci che la strada più breve non è sempre la più facile. Ma, almeno questa volta, sarebbe ora di farla davvero.

Perché la storia, da sola, non basta più. Nota storica Nel 1883 l’onorevole Eugenio Tersenghi, deputato del collegio di Sora, presentò un’interrogazione parlamentare e una proposta formale per la costruzione di una linea ferroviaria diretta Isola del Liri–Ceprano, destinata a connettere le industrie cartarie e lanificie del distretto con la ferrovia Roma–Napoli. La proposta fu discussa alla Camera dei Deputati del Regno d’Italia, ma non trovò seguito per mancanza di fondi e priorità politiche. Tersenghi venne ricordato dai contemporanei come una delle voci più lucide nel denunciare la “mancanza di una via al mare per la Valle del Liri”, definendola “un peso che ostacola il progresso di un popolo laborioso”.