CIOCIARIA - IL TURISMO E' DINAMICO MA NON DECOLLA

  • Tommaso Villa

C’è un’immagine, nel rapporto di ItaliaOggi, che merita più attenzione di qualsiasi comizio: nonostante gli sforzi, nonostante la buona volontà e una quantità impressionante di iniziative locali, il turismo in Ciociaria non riesce ancora a spiccare il volo. È un settore vivo, sì. È dinamico, sì. Ma non è quel motore di sviluppo in grado di cambiare il destino economico della provincia di Frosinone.

Ed è curioso, perché mai come in questi anni si sono mossi così tanti attori diversi: amministrazioni, associazioni, operatori, progettisti, giovani professionisti cresciuti con una sensibilità nuova. E poi ci sono loro, le DMO, nate da poco, ancora acerbe, ma con un entusiasmo che somiglia più a un movimento culturale che a una struttura tecnica.

Le DMO stanno cercando di mettere insieme pezzi sparsi, di dare un senso alle esperienze, di costruire narrazioni territoriali moderne. Stanno facendo un lavoro coraggioso, non semplice, e spesso con risorse ridotte. Ma è evidente che si muovono dentro un terreno che non è ancora pronto a sostenerle davvero. Perché il punto non è la volontà. Il punto è la struttura del territorio.

Il rapporto di ItaliaOggi, per quanto possa far male leggerlo, ci ricorda una verità che ormai non possiamo più evitare: il turismo non può essere la leva principale del nostro rilancio. Non in un territorio che ha vissuto decenni di deindustrializzazione, crisi demografiche, pendolarismo, fuga dei giovani, infrastrutture incompiute e un tessuto economico che arranca più di quanto ammetta.

Chi lavora nel settore lo sa benissimo. Le DMO lo hanno capito subito, appena nate: finché ognuno corre per conto proprio, finché ogni comune costruisce la sua piccola vetrina senza condividerla con il vicino, finché il territorio non si percepisce come un “sistema”, sarà impossibile fare il salto di qualità. Non basta creare un brand, non bastano i cammini, non bastano i percorsi degustativi, non bastano i weekend “mordi e fuggi”. Serve una strategia più grande, più larga, più coraggiosa: una visione di sistema.

Perché chi visita un territorio non conosce i confini dei nostri campanili, ma conosce le emozioni che gli restituiamo. E qui sta il nodo che ItaliaOggi ci sbatte in faccia: il turismo cresce se cresce tutto il resto. Se cresce la manifattura moderna. Se cresce la logistica. Se crescono i collegamenti. Se cresce il tessuto produttivo. Se cresce l’identità culturale. Se cresce la capacità del territorio di trattenere i suoi giovani e di attrarre competenze. Le DMO stanno tentando di raccontare un territorio unitario… ma possono farlo davvero solo se dietro c’è una realtà che si muove in modo unitario. La Ciociaria, nella sua forma attuale, è una galassia di iniziative belle ma scollegate. E gli operatori del turismo non possono, da soli, reggere il peso della ripartenza. Forse la domanda giusta da porsi è un’altra: vogliamo continuare a costruire micro-progetti isolati, oppure vogliamo finalmente un disegno grande, condiviso, capace di far lavorare insieme le filiere industriali, quelle agricole, quelle culturali, quelle fieristiche, quelle formative, quelle turistiche? Perché se non costruiamo un asse comune con Latina, con il sud di Roma, con la Valcomino e con la Valle del Liri, con il cassinate, se non ci percepiamo come un’unica grande area interna del Lazio, non potremo mai competere con i territori che questo salto lo hanno già fatto.

Il futuro del turismo, qui, non è il turismo.

  • Sono le DMO inserite dentro un ecosistema che funziona.
  • È la rete, quella vera, quella tra province, non tra uffici comunali.
  • È la capacità di capire che i visitatori arrivano quando arrivano le opportunità di lavoro, i servizi, le infrastrutture, la qualità della vita. È la consapevolezza che per attrarre bisogna prima trattenere.

Il rapporto di ItaliaOggi non è una sentenza. È un invito.

  • A guardare il territorio con occhi nuovi.
  • A sostenere davvero le DMO, non solo a parole.
  • A capire che lo sviluppo turistico non succede “per simpatia”, ma perché esiste un progetto economico più grande in cui il turismo trova finalmente il suo posto.

Se oggi il turismo non decolla, forse è perché non deve farlo da solo. Forse è arrivato il momento giusto di correre su un binario come quello della TAV e di costruire la pista come quella di un aeroporto, per far spiccare davvero il volo a questa provincia. E di farlo, una volta per tutte, insieme.