ISOLA LIRI - LIRI BLUES, CALA IL SIPARIO
- Tommaso Villa
Trent’anni di passione, musica, ospiti internazionali e piazze piene. Il Liri Blues Festival, simbolo dell’identità culturale di Isola del Liri, si ferma. E a dirlo è chi lo ha fatto vivere per oltre trent’anni: Tommaso Cerroni, storico organizzatore della manifestazione, che affida a un lungo post su Facebook il suo amaro congedo.
Un racconto dettagliato, carico di frustrazione, che ripercorre sette anni di silenzi, mancate risposte e porte chiuse da parte dell’amministrazione comunale. Un addio che lascia l’amaro in bocca non solo per ciò che si perde, ma per come lo si perde.
Tutto comincia nel 2017. Nel ventennale del gemellaggio con New Orleans, lo staff propone un programma con celebrazioni e tre serate blues per 35.000 euro. Ma dal Comune non arriva risposta. Il diniego viene comunicato indirettamente attraverso stampa e interviste. L’assessore di allora, Lucio Marziale, racconta Cerroni, liquida la proposta con un lapidario: “Non siamo al mercato”. Il festival non si fa. Le celebrazioni organizzate in autonomia dal Comune sono un disastro: pubblico assente, spettacoli di basso livello, delegazione americana delusa al punto da trasferirsi a Sora per ascoltare Renzo Arbore.
Il festival trova rifugio a Veroli. Dal 2018 al 2020, il Liri Blues si trasferisce a Veroli, grazie alla disponibilità del sindaco Simone Cretaro. Un’ospitalità accogliente ma temporanea, che cerca di tenere vivo il legame con Isola del Liri. Ma anche quando viene organizzata una serata nel Castello Boncompagni, l’amministrazione isolana, invitata, non si presenta.
Il ritorno, poi il silenzio. Nel 2022 il festival torna a casa grazie ai fondi regionali ottenuti dall’associazione Isolana Events e Ciacciarelli. Ma nel 2023 i fondi si interrompono per motivi politici. Cerroni, come sempre, non si arrende. Nel 2024 presenta una nuova richiesta al Comune, protocollata e formale. Ma in risposta trova condizioni inaccettabili, tra cui l’esclusione assoluta del fondatore del festival, Luciano Duro, ed ex sindaco di Isola del Liri.
Come se non bastasse, nessuno risponde a chiamate, messaggi o lettere successive, Sindaco, Assessori, scrive Cerroni. Nessuna conferma, nessun diniego. Solo silenzio.
Anche per il 2025, nessuna risposta Cerroni ci riprova. Il 19 dicembre 2024 presenta una nuova richiesta per l’edizione 2025. Anche stavolta, nessuna risposta ufficiale. Non una parola, nemmeno per dire “no”.
Un addio con la schiena dritta. Nel post, Cerroni ripercorre i momenti indimenticabili vissuti grazie al festival. Renzo Arbore, Dario Salvatori, Zoot Money, Bruce Cockburn, Willy De Ville. Gli artisti internazionali. I contatti, le notti di musica, l’amore per la città. Poi, chiude. Con rispetto. Ma anche con grande, legittima amarezza: “Non ci sono più i presupposti per continuare. Lascio la responsabilità dell’organizzazione.”
Un’assenza che pesa. Oggi, si apprende che l’assessore Vitale starebbe cercando un modo per finanziare in parte il festival. Ma a questo punto, è difficile pensare che si possa salvare quello che è stato davvero il Liri Blues Festival.
Un’eventuale edizione ripescata in extremis senza il cuore, la storia e le persone che l’hanno resa grande avrebbe il sapore di una toppa politica. Una risposta frettolosa a una mancanza evidente.
Ma il Liri Blues non è mai stato solo musica. Era un’idea, una visione. Era uno dei pezzi di storia che hanno reso grande Isola del Liri. E lasciarlo spegnere così, nel silenzio e nell’indifferenza, è una ferita che la città non dovrebbe ignorare.