ALATRI - INIZIATA LA DEMOLIZIONE DELLA SCUOLA LUIGI CECI
- Tommaso Villa
Da qualche giorno sono iniziati i lavori di adeguamento sismico mediante demolizione e ricostruzione della scuola elementare Luigi Ceci, sita in via del Calasanzio. Come cronista o narratore delle storie della nostra Alatri non entro, e non voglio entrare nel merito squisitamente politico delle motivazioni che hanno portato a tale decisione.
Però, c'è un però e questa notizia, e non poteva essere altrimenti, a tanti non è piaciuta; ma come dicevo poc'anzi le decisioni amministrative passate e recenti non sono state il motivo della richiesta di rilasciare un commento su questo argomento ad alcuni amici e parenti.
La decisione o meglio l'input mi è stato fornito da Marilinda Figliozzi, e dopo un mio articolo, questo si di sana critica a mio parere costruttiva, per la famosa opera di Leoncillo Leonardi. Marilinda mi ha chiesto se avevo notizie della Madonnina insistente nell'atrio della scuola. Non sono a conoscenza se la Madonnina (che ricorda il pericolo scampato a decine di alunni in un incidente stradale avvenuto il 20 maggio 1961 sulla SS 155 per Fiuggi al km 20+700 e di cui parleremo nella seconda parte ) sia stata messa in sicurezza, mi auguro e sono certo sarà stata riposta in un luogo idoneo e decoroso. Dalla preziosa ceramica di Leonardi alla Madonnina dello scultore Robert Brennen, ai ricordi della Scuola elementare Luigi Ceci, quella in via Del Calasanzio.
Inizio con il ricordo del caro amico Piero Milani che ha una bella storia da raccontare: "Caro Bruno ho bellissimi ricordi della Ceci, perché l'ho frequentata per tre anni e perché molto tempo dopo ci ho lavorato come bidello. Il ricordo più bello è legato al caro ed indimenticato maestro Bruno Marocco. Avevo frequentato le prime due classi a Montereo, ma io abitavo nella zona poco distante dallo storico lavatoio di Fontana San Pietro. Già a sei anni percorrevo a piedi 3 km all'andata e 3 a ritorno per andare a scuola. Qualche volta due guardie notturne che avevo terminato il loro lavoro in alcune fabbriche di Frosinone, forse mosse a compassione mi facevano salire sulla motocicletta e così arrivavo prima a scuola. Con la mia famiglia ci trasferimmo ad Alatri centro e così iniziai a frequentare la Ceci. Il maestro Bruno mi assegnò un componimento ed io scrissi del distacco che avevo provato nel trasferimento dalla campagna di Tecchiena alla città. Il mio compito piacque tanto al mio insegnante tanto che mi elogiò davanti a tutti, come dimenticare quello e altri momenti? Tanti anni dopo alla Ceci ci sono tornato come bidello. Certo sono dispiaciuto che verrà demolita ma se la nuova scuola sarà una struttura funzionale ben venga".
L'amico Massimo Daranghi, già ispettore della Polizia di Stato: "Se ne va una parte della mia infanzia, i giochi con i compagni, lo scambio delle figurine dei calciatori sui due scivoli laterali. Il ricordo della maestra Virginia Sistopaoli e del maestro Angelo Desiato".
Non poteva mancare mio cugino Fabio Gatta: "Abitavo a 100 metri da quella che per me è sempre stata la Scuola elementare e che era una bella scuola. Peccato debbano demolirla. Era necessario farlo, non si poteva cambiarne la destinazione d'uso. Il ricordo era uno sciame spensierato di bambini e bambine all'ingresso e all'uscita, la lavagna nera di ardesia e i gessi bianchi, la mia maestra Clelia Napolitano, un'insegnante brava di cui avevo timore. Ci chiedeva il massimo in italiano, in quarta e in quinta ci assegnava sempre uno svolgimento a piacere, non sapendo più trovare argomenti feci un tema dal titolo ' Che tema posso fare?. E' stata per me e credo per i miei compagni una persona importante".
Non potevo certamente non coinvolgere Marcello Ambrogi ed i suoi ricordi: "Ne ho tantissimi ad iniziare da mio padre il direttore didattico Nazareno Ambrogi con il neonato II° Circolo didattico, dagli inizi degli anni 60 a Tangeri in Marocco a Losanna e Ginevra in Svizzera. Ho un ricordo particolare della Luigi Ceci; la 'Classe differenziale' ci passavo davanti tutti i giorni per raggiungere la mia classe e mi chiedevo cosa significasse quel termine e perché quei bambini stessero lì. Ci sarebbe da dire sull'inclusione di oggi e la differenziale di allora... Classi differenziali... mah! Ricordo la mia maestra Ines alla quale non bastava un non nulla per sgridare il malcapitato a squarciagola ed a farci 'zompare' tutti sulla sedia, il maestro Roberto e le sue gare di geografia, Adriana che ci portava la colazione, soprattutto i cornetti, le bidelle Raffaella e Antonietta. Ricordo a fine lezione raggiungere papà per fare, non sempre 100 metri in macchina con lui per tornare a casa. Ricordo degli esami in seconda elementare, i primi esami, e poi quell'edificio davanti casa mia è stato sempre un punto di riferimento per me, guardarlo nella sua magnificenza significava casa, era familiare per me".
Antonio Coletta: " La Ceci è un patrimonio comune di ricordi per almeno 5 o 6 generazioni di bambini. Quelle aule, quelle scale, quella strada e quei palazzi (asilo compreso) sono luoghi degli affetti, gli ultimi luoghi dell'ingenuità e, forse, gli ultimi davvero felici del centro della Città. Lì siamo diventati tutti grandi entrando davvero nella comunità: la scuola scrive davvero il futuro delle persone. La scuola elementare (La base di ogni conoscenza) non può essere precaria e non può essere una priorità, nonostante il diverso avviso di qualche amministratore: la lunga assenza di un edificio idoneo è anche mancanza di interesse per il futuro della Città, non solo dei suoi ragazzi".
Ennio Latini: "Ricordo il giorno dell'incidente nei pressi di Trivigliano, frequentavo la seconda elementare tanta agitazione. La Luigi Ceci era dal punto di vista strutturale sicuramente all'avanguardia con quelle stanze ampie, ma l'unico neo le piccole stanzette dei diversamente abili: l'aula differenziale. Comunque era una bella scuola".
Giovanni Tusa: "Tanti ricordi la nostra scuola elementare: il prato con il quadrato di sabbia dove si praticava il salto con l'asta. Il maestro ci faceva saltare sia di Fosbury che con il ventrale (a quei tempi si usava ancora), la mitica bidella. Ma la Luigi Ceci non si poteva recuperare in qualche modo? Stefano Sarra ora insegnante: "il ricordo di una scuola che dava emozioni, la scuola di un tempo nella quale si insegnava a vivere insieme con disciplina e dolcezza. La figura delle maestre come mamme e insegnanti di una vera cultura. Le pareti intrise di colori e disegni; espressione di creatività e amore. Una scuola che ha accolto il nostro paese e la sua storia didattica. La mia maestra Mirne Donna dalla grande fisicità e dolcezza, sempre pronta ad ascoltare e a fare della lezione una possibilità di confronto. I suoi occhi sempre attenti e la sua voce pacata e gentile .
E poi la maestra Maria Antonietta ancora in auge sempre dedita al lavoro e alle diverse discipline da impartire. La Luigi Ceci la suola del confronto della cultura basata sulle conoscenze passate per sviluppare un futuro attraverso un mezzo centrale rappresentato dallo sviluppo della creatività. Le maestre quelle che ti davano attraverso il metodo scolastico i mezzi per apprendere e conoscere il mondo".
Il professore Luigi Fiorletta, figlio di Flavio e nipote del sindaco Luigi: "Erano tempi sereni e spensierati vissuti intensamente con tutti i miei compagni di scuola e con la Nostra bravissima Maestra Priorini".
Il dottor Giulio Rossi: "Due ricordi della mia scuola elementare: un episodio di bullismo a cui ero sottoposto da un alunno poco più grande di me e che mi prendeva in giro. Per sua sfortuna mio padre, che lavorava come muratore in una casa di fronte la scuola se ne accorse, aveva preso per le orecchie quel bambino, ancora sento lo scricchiolare delle sue orecchie.
L'altro episodio è legato al maestro Gigino Caperna, devo a lui la mia fortuna scolastica; disse a mia madre 'questo bambino devi farlo studiare, fate i sacrifici ma fatelo studiare. Anni dopo disse la stessa cosa ai genitori di Marco De Santis... Un collega oggi dell'ospedale Gemelli. Ai suoi genitori disse di aver avuto solo un altro alunno come questo, ed ero io. Venivamo dalla campagna ed eravamo visti non benissimo dagli altri, ma il maestro non badava a queste differenze. E' stata la mia più grande fortuna, ho sempre pensato che il maestro elementare è fondamentale per la crescita dei ragazzi". (Prima parte)
Bruno Gatta
